la Repubblica, 19 ottobre 2016
Lippi torna in Cina, questa volta da ct
MILANO La Lunga Marcia ha ostacoli più alti della Grande Muraglia. Però la Cina ha chiamato Marcello Lippi. Anzi, l’ha voluto il presidente della repubblica in persona, il calciofilo Xi Jinping, fautore dello sbarco cinese in serie A, con Inter, Milan e Palermo come pionieri. E lui, il ct dell’Italia campione del mondo a Berlino, non si è tirato indietro. La prossima settimana sarà a Hong Kong per discutere il contratto: dieci anni dopo il trionfo con gli azzurri in Germania sta per sedersi sulla panchina della nazionale cinese di calcio.
Gli si chiede in effetti una rivoluzione: portare al Mondiale una squadra che ci è andata soltanto nell’edizione asiatica del 2002 in Giappone e Corea, dove il giramondo Bora Milutinovic incassò 9 gol a zero nelle 3 partite del girone eliminatorio. Da allora il campionato locale ha fatto enormi progressi, grazie a investimenti faraonici per campioni e allenatori come lo stesso Lippi (tre titoli di Cina e una Champions d’Asia col Guangzhou). Però la nazionale ha continuato a zoppicare. La campagna per Russia 2018 è compromessa: pari con l’Iran, sconfitte con Corea del Sud, Siria e Uzbekistan.
Si è dimesso il ct autoctono Gao Hongbo e nel ballottaggio con l’olandese Hiddink, terzo al Mondiale 2002 con la Corea del Sud, l’ha spuntata il preferito di Xi Jinping. Il quale ha rimosso il problema del biennale appena firmato da Lippi col Guangzhou (da 20 milioni di euro l’anno) con una telefonata lapidaria: «Serve alla Cina». A giugno Lippi serviva all’Italia, da direttore tecnico, prima che la diatriba sulla norma della Figc stessa sul conflitto d’interessi, applicabile al figlio Davide procuratore, lo spingesse al rifiuto. Poi il ricco Guangzhou l’ha sedotto, con tanto di progetto della Lippi town, la città dello sport. Il Presidente della repubblica l’ha infine ghermito col suo staff (Maddaloni, Neri, Pezzotti). La Lunga Marcia inizia il 15 novembre a Kunming per Cina-Qatar. E il primo ordine di Xi Jinping è perentorio: basta figuracce.