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 2016  ottobre 18 Martedì calendario

Brunetta, hai rotto

Caro Renato Brunetta: e ti dico «caro» perché mi sei caro davvero, ci conosciamo da abbastanza tempo e ricordo il retroterra cultural-politico che ci ha sempre accomunato, lo spirito libertario, le opinioni su Craxi, quando c’incontrammo e avevi comprato una madonna da restaurare, quando mi proponesti di fare un blog insieme, i ragazzi fantastici che lavoravano con te, gli articoli che vergai per difenderti dagli insulti dei Travaglio e dei Furio Colombo; quando scrissi «Renato Brunetta è un gigante, è una delle persone più svelte, intelligenti, lavoratrici, sincere e soprattutto buone che io abbia avuto l’onore di conoscere». Era il 2008, e l’indipendenza che mi riconoscerai (spero) ora mi spinge a dirti, con una franchezza a lungo elusa, che hai veramente rotto il cazzo. A me non importa nulla delle tue baruffe con Feltri (mi sento credibile, nel dirtelo) però ne approfitto per scongiurarti, per pregarti: Renato, torna in te, torna a prima che il periodo da ministro ti virasse a perennemente spiritato, incattivito, borioso, tutto il giorno a sbraitare e a twittare persino dal camerino del centro commerciale, criceto nella ruota di una politica che non esiste più, pazzo di te stesso, complessato di superiorità, illuso che dallo schermo filtri la tua «dura opposizione» quando invece filtri solo tu. Pure le querele, ora, le offese ai miei colleghi, e tutto con l’espressione da cattivo dei fumetti. Basta. Ti voglio bene. Ma basta. Fermati.