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 2016  ottobre 18 Martedì calendario

L’invasione delle cimici
, sciami anche in città

Quattro anni fa fu avvistato il primo esemplare in Italia, a Modena. Oggi ce ne sono milioni e non esiste una soluzione per arginare la loro proliferazione. Di questo passo – secondo la Coldiretti – nel giro di poco tempo i danni per i frutteti saranno ingentissimi, perché la cimice marmorata asiatica distrugge la pianta di cui si nutre e interrompe perfino il suo ciclo vitale. 
Non sarà la biblica invasione delle cavallette, ma gli effetti rischiano di essere simili. Il killer di mele, pere e pesche, estremamente polifaga, si ciba anche di un’ampia varietà di specie coltivate – vanno pazze per soia e mais – e spontanee. 

Uno spauracchio per l’agricoltura che lo scorso fine settimana si è trasformato in un piccolo incubo in Friuli Venezia Giulia, ma con numerose segnalazioni analoghe, seppur più circoscritte, anche in Veneto, nel Bergamasco e nel Cuneese: grazie a temperature nuovamente estive, dopo giorni di freddo e pioggia, le cimici asiatiche si sono giocate il tutto per tutto. Per salvarsi la vita da campi e alberi ormai non più ospitali, si sono dirette, in sciami di migliaia di esemplari l’uno, verso i centri abitati. Un fenomeno che non aveva mai raggiunto queste dimensioni e che ha gettato nello sconforto la popolazione: i muri delle case erano anneriti, i condomini si sono barricati all’interno, qualcuno ha temuto il peggio. Un allarme che ha fatto registrare, nel solo Friuli, centinaia di segnalazioni ai centralini dei Vigili del fuoco, senza che questi potessero intervenire, non trattandosi di tutela di pubblica incolumità, come accade per vespe e calabroni.

In effetti, per l’uomo non c’è alcun pericolo, se non quello di restare “vittima” dell’odore nauseabondo che le cimici emanano quando si sentono in pericolo o vengono schiacciate. Per cittadini già inorriditi di doverne sfidare una, la presenza di migliaia di esemplari su auto, terrazze e garage – quando non dentro l’appartamento – è stata una sfida persa in partenza. Inutili anche i rimedi industriali: non esistono repellenti che abbiano una validazione scientifica sulla loro efficacia. Unico metodo: l’eliminazione fisica. Per evitare di finire a propria volta avvolti da miasmi, gli esperti suggeriscono di dotarsi di scopa e paletta e di depositarle in un secchio colmo d’acqua preventivamente cosparso di detersivo per piatti, che riesce a sciogliere le squame – di cui la corazza è disseminata – privando loro della difesa e destinandole a morte per asfissia.

Un’azione fondamentale per il comparto frutticolo: in Italia non esistono antagonisti naturali e la proliferazione della cimice marmorata asiatica pare inarrestabile: depositano le uova almeno due volte l’anno, generando 300-400 esemplari alla volta. Impossibile, per ora, far arrivare dall’Asia un parassita che possa tenergli testa: la normativa del 1997 impedisce l’importazione di specie alloctone – da tempo si pensa a una modifica della legge – e, comunque, le incognite sul predatore necessitano di studi approfonditi, per non trovarsi, in futuro, a dover combattere un soggetto potenzialmente ancora più distruttivo.