la Repubblica, 18 ottobre 2016
L’amaca di Michele Serra
PERFINO nello squinternato calcio italiano fa notizia l’incredibile proposito dell’Inter (poi parzialmente rientrato) di prendere le parti degli ultras contro il suo giocatore più rappresentativo. I fatti sono noti: il centravanti Icardi, che non è propriamente un filosofo ateniese, ha la pessima idea di pubblicare un’autobiografia nella quale ricostruisce un’antica zuffa con una banda di ultras, e relative minacce reciproche. Lo fa con parole goffe e aggressive, scatenando la reazione della curva: striscioni pieni di insulti, gente che lo aspetta sotto casa come si usa in quelle guapperie.
Per chi non lo sapesse gli ultras (una minoranza al potere: ma niente a che fare con le oligarchie oggetto del dibattito Scalfari-Zagrebelsky) sono, da anni, padroni degli stadi. Interrompono partite (è capitato) decidono di degradare in pubblico i giocatori (è capitato), osteggiano l’acquisto di giocatori di etnia sgradita (è capitato), minacciano e aggrediscono giocatori considerati scarsi (è capitato). Il risultato è che gli stadi si svuotano, come è inevitabile quando ci si rende conto che non la forza pubblica e non le società di calcio (non la comunità, dunque) ma alcune cosche territoriali la fanno da padroni. Curve piene e spalti vuoti: sembra una metafora della politica, urla astiose che rimbombano attorno a urne sempre più deserte.