Corriere della Sera, 18 ottobre 2016
Kyrgios il selvaggio. Squalifica ridotta se va dall’analista
Una volta il bad boy era Jimmy Connors e il moccioso John McEnroe, racchette che hanno scritto pagine dense del romanzo del tennis. Oggi, costretto dal pugno duro dell’Atp, sul lettino dello psicanalista si sdraia il figlio di Giorgios, imbianchino greco, e Norlaila, ingegnere dei computer malese, nato a Canberra (Australia) terzo di tre figli dopo Christos e Halimah, cestista mancato, fede ortodossa, 3 titoli Atp (Marsiglia, Atlanta, Tokyo), numero 14 del mondo con licenza di offendere: Nicholas, mano fredda (la destra), Kyrgios.
L’Atp l’ha squalificato fino al 15 gennaio 2017 (più una multa di 41.500 dollari), vigilia dello Slam di casa, ma è disposta allo sconto se Kyrgios accetterà di farsi seguire da uno psicologo dello sport. «Userò il tempo libero dai tornei per migliorarmi sul campo e fuori» ha detto il reprobo pentito (?), che con la collaborazione di Freud potrà tornare a giocare il 7 novembre, troppo tardi per qualificarsi al Master. Nick è finito sulla lavagna dei cattivi a causa della lunga scia di imperdonabili marachelle che – a soli 21 anni – ha già alle spalle. Litigi (con Schwartzman e Monaco a Wimbledon, con Wawrinka a Montreal: «Il mio amico Kokkinakis si è portato a letto la tua ragazza» sibilò allo svizzero al cambio di campo), bugie per evitare le convocazioni in Coppa Davis e ai Giochi di Rio, racchette spaccate, parolacce, un accumulo di multe da far impallidire Fognini. La goccia che ha fatto traboccare il vaso, la settimana scorsa a Shanghai: nel match (perso) con il tedesco Zverev, Kyrgios si era macchiato di «comportamento antisportivo», evitando di rispondere al servizio dell’avversario e mandando al di là della rete dei servizi imbarazzanti: beccato dal pubblico, aveva perso i nervi reagendo in modo infantile e scomposto. Il tipico soggetto «ineducato», incapace di gestire le emozioni sotto pressione, strafottente con i media però molto social, innamoratissimo di se stesso e della fidanzata-tennista Alja Tomljanovic.
Se l’Atp avesse davvero voluto dare una lezione a Kyrgios, la punizione sarebbe potuta essere ben più severa, come si augurava il New York Times che considera gli alibi di Nick il selvaggio – nonostante la giovane età – finiti. Ma l’australiano è considerato un potenziale futuro numero uno del mondo ed è uno dei giovani su cui il circuito ha scommesso in previsione di un’imminente esplosione ad altissimo livello. Il bad boy va punito, dunque, ma l’investimento va preservato. Un compromesso che salva immagine e ranking. Aridatece Mac.