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 2016  ottobre 18 Martedì calendario

Una agenda per l’Europa, che cosa fare per la Siria

Nella crisi Russia-Stati Uniti quale dovrebbe essere il ruolo dell’Europa? Anche nell’attuale crisi siriana l’Ue non sembra particolarmente influente. Proprio in una fase così delicata, definita pericolosa dallo stesso Gorbaciov, ci sarebbe bisogno di una presenza decisiva.
Gabriele Salini

Caro Salini,
Il problema maggiore, anche per i rapporti con la Russia, è la Siria: una crisi mediterranea che dovrebbe interessare l’Europa molto più di quanto interessi gli Stati Uniti, soprattutto in una fase in cui l’America, sotto la presidenza di Barack Obama, sembra desiderosa di limitare i furori interventisti del doppio mandato di George W. Bush. Il Mediterraneo è la frontiera meridionale dell’Ue. Dai nostri dirimpettai sull’altra sponda dipendono in buona parte le nostre forniture energetiche, lo sviluppo economico delle nostre regioni meridionali e la nostra sicurezza. Vi sono problemi nel Mediterraneo che possono essere risolti soltanto con la collaborazione dei governi arabi; e non può esservi collaborazione là dove i governi locali sono instabili, insicuri o addirittura impegnati in una sanguinosa guerra civile. Ma nel caso della Siria, come in quello della Libia, i membri dell’Ue, anziché cercare iniziative comuni, si muovono separatamente con strategie individuali che finiscono per nuocere a tutti i Paesi dell’Unione.
Francia e Gran Bretagna esibiscono i muscoli, forse perché credono che la presenza militare garantirà ai loro governi un posto al tavolo dei negoziati, se e quando si comincerà a negoziare. L’Italia preferisce occuparsi della Libia, dove ha maggiori interessi, ed è stata sinora incapace di tenere separato il caso Regeni dalla necessità di un rapporto fattivo con il governo egiziano. La Spagna ha la fortuna di avere di fronte a sé il Marocco, il Paese più stabile della regione, ed è troppo assorbita dalla propria crisi per interessarsi di ciò che accade nel resto del Mediterraneo. La Germania sta a guardare e si limita a qualche deplorazione per i bombardamenti di Aleppo e la sorte della sua popolazione.
La guerra civile siriana è un nido di vipere dove i Paesi maggiormente impegnati – Stati Uniti, Russia, Turchia, Arabia Saudita, Iran – combattono guerre diverse e ciascuno di essi contribuisce a rendere il nodo sempre più imbrogliato. Ma quanto più i maggiori attori sono coinvolti nel conflitto, tanto più si avverte la mancanza di un arbitro a cui i contendenti prima o poi dovranno rivolgersi. L’Unione Europea non vuole vincere una guerra, ma può creare le condizioni per la pacificazione e la ricostruzione della regione quando finalmente avranno smesso di combattere. Sarà credibile e convincente, tuttavia, soltanto se avrà dimostrato di non essere soltanto una somma di interessi individuali, incapace di fare valere le proprie qualità e i mezzi di cui dispone.