La Stampa, 17 ottobre 2016
Auguri caro vecchio nuovo Filadelfia. La casa granata rinasce nell’anno giusto
La paura fa 90, almeno nel gioco del Lotto, ma oggi che lo stadio degli Invincibili sta finalmente per tornare in funzione i novant’anni del Fila, ovvero del Campo Filadelfia, suscitano innanzitutto rispetto ed emozione. Anche se quando da queste parti giocava il Grande Torino, la paura di dover calcare il manto erboso dov’erano di casa Capitan Valentino e i suoi doveva essere ben presente ai calciatori delle squadre ospiti. I novant’anni del caro vecchio e presto nuovissimo Fila cadono nell’anno della sua rinascita, dopo la vergogna dell’abbattimento di un impianto che una volta restaurato sarebbe dovuto diventare un monumento nazionale consacrato alla squadra più grande del calcio italiano: poi sì, lo so, i tempi sono cambiati e fare paragoni tra il football degli anni Quaranta e quello di oggi è arduo se non impossibile, fatto sta che quel Toro fu capace non solo di vincere cinque scudetti uno via l’altro, ma anche di dare dieci titolari alla rappresentativa azzurra. E se espugnare questo stadio era impresa impossibile per chiunque, la squadra di Loik e Grezar, Bacigalupo e Ossola incarnava comunque per tutti gli italiani la speranza di riscatto dopo la tragedia della guerra.
L’amore dei tifosi
Per quanto mi riguarda non posso pensare al Filadelfia senza pensare a mio padre, che appena ventenne arrivò a Torino nel 1946 e quando poteva permetterselo andava alla partita per seguire sugli spalti le imprese di una squadra che lo aveva fatto sognare nella sua Sicilia: ed è così per tanti tifosi granata che il Grande Torino non l’hanno mai visto giocare, a cui la sacralità del Fila è stata trasmessa dai racconti di chi invece ha avuto la fortuna di assistere a quegli incontri, alle 19 partite vinte in casa su 20 disputate con 125 reti segnate in campionato (1947/48), alle cento partite consecutive senza mai una sconfitta. Ma questa è storia. La cronaca, che un giorno tuttavia sarà storia a sua volta, riporta invece lo stato d’avanzamento dei lavori lì dove per anni solo i tifosi della Curva Maratona provvedevano alla manutenzione del rettangolo verde e della memoria granata, organizzando mostre fotografiche e partite fra bambini in occasione della ricorrenza del 4 maggio. Per mezzo dei video girati da droni e condivisi sui social, anche i supporter residenti a Palermo o a Sydney ora possono constatare come poco per volta il progetto del nuovo impianto prenda forma, di modo che il sacro terreno dove giocava Gabetto e si allenava Pulici possa tornare a essere la casa del Torino di Belotti. Non è certo un caso se gli anni più bui per il club siano coincisi con quelli in cui il Filadelfia è stato ridotto a rudere. Privato delle sue radici, per troppi anni il Toro è parso privo di identità e di carattere. E anche il fatto che proprio ora il Filadelfia si avvii a rinascere non ha certo nulla di casuale: perché trattandosi di Toro è evidente che di destino si tratta. Era destino che l’impianto voluto nel 1926 da Ferruccio Novo, in cui Oreste Bolmida suonava la sua tromba per dare la carica ai ragazzi capitanati da Mazzola nel caso in cui inopinatamente passassero in svantaggio, riprendesse a vivere nel momento in cui il Toro sembra davvero aver ritrovato un certo modo di stare in campo, per non dire certi valori.
Torneranno i ragazzi
Non si tratta certo di eguagliare le glorie passate, ma semmai di uscire dal terreno di gioco con le maglie sudate, i calzoncini sporchi, le gambe a pezzi. Questo chiede da sempre la gente granata a chi ha l’onore e l’onere di indossare la Maglia, e a tale riguardo Sinisa Mihailovic è senz’ombra di dubbio esattamente l’allenatore che ci voleva. Noi che al Filadelfia non abbiamo fatto in tempo a vedere il Grande Torino, ma che tagliando da scuola andavamo a vedere gli allenamenti del Torino di Radice, e che ai nostri figli abbiamo raccontato il Fila dei nostri padri, arrivando a piangere di rabbia e di dolore quando abbiamo visto il Tempio abbattuto dalle ruspe e a versare lacrime di gioia e di emozione la mattina in cui la prima pietra del nuovo impianto è stata posata al cospetto di fratelli e sorelle cresciuti con lo stesso Mito nel cuore, non potevamo desiderare – a poche ore dall’anniversario della scomparsa di Gigi Meroni e in attesa dell’inaugurazione del nuovo impianto lì dove si allenava anche la Farfalla Granata – un 90° anniversario migliore. Siamo in tanti ad aspettare il momento in cui varcheremo l’ingresso del nuovo Fila: nel mondo dei vivi e in quello dei morti. Con gli Invincibili, a controllare da molto più in alto di quanto non possa fare un drone lo stato d’avanzamento dei lavori, ci sono oltre a Meroni anche Ferrini e Pianelli. E la cosa più bella, oltre al fatto che il Toro da qui a poco ritroverà la sua casa, è che al Filadelfia oggi novantenne torneranno presto a tirar calci a un pallone anche i ragazzi della Primavera.