la Repubblica, 16 ottobre 2016
L’amaca di Michele Serra
«Sarebbe bello leggere un progetto congiunto di riforma con le firme in calce di D’Alema, Brunetta, Grillo e Salvini», notava con incontrovertibile perfidia il costituzionalista Michele Ainis. Significando che il vero problema del fronte del No è che il fronte del No non esiste, esistono una moltitudine di No spardi, vigorosi ma sparsi. Così come non esiste un’opposizione, esistono parecchie opposizioni e basta scrivere in frequenza il nome dei rispettivi leader per capire che nessuna alleanza di governo, tra loro, è neppure lontanamente immaginabile. Gli appelli a votare “nel merito della riforma” sono nobili e giusti, ma vani. Solo una piccola minoranza di italiani avrà la competenza e la voglia per farlo, e sarebbe sbagliato biasimare chi non lo farà: ci sono materie che competono gli esperti e inostri rappresentanti eletti, e chiedere alla casalinga di Voghera e al barista di Trani di pronunciarsi sul bicameralismo imperfetto è puro sadismo (sì, sono un antireferndum e sempre lo fui). Così si andrà a votare pro o contro il governo Renzi, poche balle, questa è la realtà delle cose. Conn il risultato che i No, probabilissimi vincitori, si scanneranno poi tra loro sulle spoglie del governo; e Renzi, nell’improbabile caso di una vittoria del Sì, troverà un pretesto in più per essere ancora più arrogante e ascoltare gli altri ancora meno di quanto è uso fare. Abbasso il referendum.