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 2016  ottobre 17 Lunedì calendario

Ritratto di Peter Sagan, showman in bicicletta

E pensare che, sette mesi fa, qualcuno cominciò la tiritera della «maledizione della maglia iridata». Belgio, E3 Harelbeke, semiclassica d’apertura del mese sul pavé. Peter Sagan s’inventa una fuga-spettacolo con Michal Kwiatkowski, 30 chilometri stile Trofeo Baracchi, ma nella volata che tutti avevano già battezzato a suo favore, il campione del mondo di Richmond si arrende all’amico-rivale polacco e incassa un altro secondo posto, il sesto nelle prime 19 corse di stagione. Quanti a dire che è l’ennesima beffa; quanti a considerare «Peter Pan» soprattutto uno sconfitto di lusso; quanti a fare la conta di tutte quelle piazze d’onore messe in fila nella sua ancor giovane carriera: a quel momento sono 66, mica poche di sicuro, se non fosse che il contraltare – al giorno d’oro di Richmond – sono 75 vittorie a soli 25 anni. Ma due giorni dopo la sconfitta di Harelbeke, tutti muti: il ragazzo di Zilina bagna la maglia iridata, prendendosi per la seconda volta la Gand-Wevelgem, preludio alla cavalcata trionfale che sette giorni dopo gli regalerà il Fiandre con una delle azioni più belle del ciclismo recente.

CONSACRAZIONE
Più che una vittoria, quello nella Ronde numero 100 è un capolavoro. La consacrazione di un fenomeno come se ne sono visti pochi sul pianeta ciclismo. L’aperitivo di una stagione che lo vedrà mattatore come non mai, con quel Tour de France favoloso – tre tappe vinte, tre giorni in giallo, la quinta maglia verde consecutiva di re della classifica a punti – prima della iellata parentesi olimpica nella mountain bike (eh, se non avesse forato dopo mezz’ora di gara...) e di un finale da vero despota, con tanto di Europeo stravinto e di numero 1 nel World Tour prima del bis iridato da consegnare alla storia. E l’aggiornamento alla voce vittorie ora è a quota 89, roba che solo Merckx alla sua età.

RIVOLUZIONARIO
Ma «Peter Pan» è molto più di questo bis iridato consecutivo, confezionato a soli 26 anni. È il ragazzo dell’Est che ha scosso il mondo del ciclismo, ancorato alle tradizioni e alle liturgie decennali. È l’imberbe alle prime armi e coi capelli a zero che, ventenne, alla Parigi-Nizza 2010 firma la sua prima vittoria da pro’ davanti a Purito Rodriguez. È l’affamato cacciatore di traguardi che due anni dopo, al Tour de France, quasi irride Fabian Cancellara sull’arrivo di Seraing. È il ciclista sfrontato che tramuta in show le sue vittorie, firmandole con gesti inusuali: dal balletto all’impennata, marchio di fabbrica delle sue perle più preziose, e pazienza se qualcuno storce il naso e lo addita come irriverente. È il giocherellone che sul podio pizzica il sedere di una miss e poi le regala un mazzo di rose per scusarsi. Ma è anche il corridore che non si risparmia, che rischia di perdere per cercare di vincere, che non si tira indietro se c’è da stare un giorno in fuga per aiutare l’uomo-classifica Contador, che non accampa scuse se gli è andata male. È l’highlander che non conosce la parola paura e si infila laddove gli altri tirano i freni; è il campione che ama le sfide al limite dell’impossibile – perché come volete chiamarla quella di Rio nella mountain bike? – e che non sa che cosa sia la routine, in tutto ciò che fa; è l’atleta che non dà mai risposte scontate, e spesso tramuta le conferenze stampa in divertenti siparietti, novello Valentino Rossi – non a caso il suo idolo dichiarato – delle due ruote a pedali.

ATTORE
«Peter Pan» è anche quello che si cala nei panni di John Travolta in versione Grease, con la moglie Katarina in versione Olivia Newton-John, e il filmato spopola su youtube toccando il milione di contatti in un amen. E siccome l’idea gli è tanto piaciuta, non ci pensa due volte a emulare Rocky e il Gladiatore, o a replicare Pulp Fiction, in altri tre filmati che diventano a loro volta virali in poche ore. Proprio come il counter dei suoi follower su Twitter (siamo già oltre il mezzo milione) e i seguaci della sua pagina Facebook, che ieri sera sfioravano quota 900mila, con un incremento dopo la volata di Doha di quasi 1000 all’ora. Poi c’è tanto altro ancora. La beneficenza, mai ostentata; le campagne pubblicitarie di successo, con tanto di brand fortunatissimo (l’unico del ciclismo registrato a livello mondiale) legato a bici, abbigliamento sportivo, accessori ed eventi; infine il contratto di 5 milioni di euro sottoscritto con la Bora-Hansgrohe, il team tedesco che se l’è assicurato per tre anni dopo l’uscita di scena della Tinkoff.
Il bello è che «Peter Pan» s’è ritrovato due volte sul tetto del mondo del ciclismo su strada quasi senza volerlo: da ragazzo amava la mountain bike, dentro continua ad avere lo spirito naif e avventuroso del biker. E la passione ardente per le due ruote a motore. Un campione unico. E allora teniamocelo ben stretto. Il ciclismo, tutto, ha solo da guadagnarci.