Il Sole 24 Ore, 15 ottobre 2016
L’auto d’epoca rallenta in asta
La prossima settimana a Padova si terrà la più importante fiera italiana per il collezionismo a quattro ruote e in quella occasione il 20 ottobre avrà luogo la tradizionale presentazione dell’annuario che da oltre cinque lustri fotografa la situazione del mercato grazie all’analisi dei risultati delle principali aste mondiali. La pubblicazione in inglese di Adolfo Orsi e Raffaele Gazzi «Classic Car Auction Yearbook» (ed. Historica Selecta) è il punto di riferimento internazionale per il settore e ArtEconomy24 è in grado di anticiparne il contenuto. Nonostante le turbolenze, il mercato dell’auto d’epoca conferma volumi stabili a 1,2 miliardi di dollari (-18 milioni rispetto all’anno prima), ma con una percentuale di venduto in calo (-6%), per la prima volta dopo quattro anni di crescita, a un pur rispettabile 72%, a fronte di una forte crescita (+9,5%) del numero delle auto offerte in asta a 5.643 lotti.
La piazza americana si conferma leader: quasi due auto su tre sono aggiudicate oltre oceano e le percentuali di venduto sono superiori alla media, mentre il vecchio continente arranca, guidato da Regno Unito (15% del mercato, 68% venduto) e Francia (11%). Proprio a Parigi a Retromobile a febbraio, la casa francese Artcurial ha venduto l’auto più cara dell’anno, una Ferrari 335 S da competizione aggiudicata ad un collezionista americano a quasi 36 milioni di dollari.
Cresce la richiesta del segmento degli anni ’30, mentre il dopoguerra fino agli anni ’60 subisce una leggera flessione, pur mantenendo la guida. Forte l’offerta per il settore delle auto post-1975 (1.269 lotti contro i 666 del 2013-14), ma con percentuali di venduto in calo, nonché delle auto contemporanee dal 2000 (382 contro 231 e 125 nei due anni precedenti), ma ancora con un crollo del venduto da 83 a 66%: sintomi di un’offerta eccessiva stimolata da aspettative di prezzo non pienamente realizzate. Per quanto riguarda la marche principali, sebbene il predominio Ferrari rimanga indiscutibile, si assiste ad una contrazione di volumi e prezzi con un aumento dei lotti invenduti, di fronte però ad una offerta fortemente aumentata (812 lotti contro 576 in 2014-15 e 420 in 2013-14).
La corsa vertiginosa del passato è terminata, ma le Ferrari rappresentano ancora il 30% del mercato (-3,7%) e primeggiano con cinque delle dieci auto più care, ma il prezzo medio per lotto è tornato verso i livelli di quattro anni fa a 753mila dollari contro il picco di oltre 1,1 milione. Hanno, invece, finalmente goduto di maggiore attenzione altri marchi prestigiosi come Alfa Romeo (triplicato il volume e il prezzo medio, con due auto fra le prime dieci, due 8C Delhi anni ’30) e Maserati, finalmente uscite dal cono d’ombra del Cavallino Rampante. Il mercato continua a essere dominato da produttori italiani, pur con significativi record raggiunti da auto inglesi (Jaguar D-Type e Aston Martin DB4GT con carrozzeria italiana Zagato) e volumi importanti per Porche (109,8 milioni di dollari e 538 lotti). Se si considerano i designer carrozzieri l’Italia domina tutti i mercati con Scaglietti, Touring e Pininfarina. Cosa aspettarci per l’anno in corso e il prossimo? Una probabile contrazione dell’offerta e aspettative di prezzo meno spinte dovrebbero stabilizzare il mercato in generale, mentre alcuni marchi e modelli meno sostenuti in passato hanno margini di crescita, anche per piccoli collezionisti sotto la soglia dei cinque zeri.
Le due fiere di Padova e Milano (a novembre, con asta di RMSotheby’s inclusa), daranno il polso del mercato nazionale in un quadro di stabile incertezza. Il mercato rimane fortemente concentrato sul segmento di prezzo più elevato: metà del valore scambiato si concentra nelle 200 auto vendute oltre il milione di dollari, di cui una dozzina oltre i dieci milioni, da sole responsabili del 18% del totale. Questo non vuol dire che il settore sia precluso al collezionista e amatore meno danaroso: la stragrande maggioranza delle auto per numero è aggiudicata ben sotto la soglia del milione. Anzi, è più probabile che sia questa fascia di prezzo a rivalutarsi rispetto alle altre già salite tanto. Resta, tuttavia, improbabile che le auto degli ultimi 30 anni si rivalutino allo stesso modo, perché meno rare e in produzione seriale: il mercato ha, infatti, reagito selettivamente all’eccessiva offerta di auto contemporanee. Quando però sono state battute produzioni limitatissime come La Ferrari (499 esemplari) i prezzi hanno superato di molto i valori d’ac quisto.