La Stampa, 15 ottobre 2016
Bob Dylan e quella scuola pubblica e gratuita che gli fece scoprire i grandi scrittori
Si chiamava Boniface J. Rolfzen, è morto a 86 anni nel 2009, insegnava letteratura inglese, era l’unico al mondo a chiamare «Robert» Bob Dylan. Sarebbe stato fiero del Nobel vinto dal suo allievo più famoso, liceale alla Hibbing High School negli Anni Cinquanta.
Ma bisogna vederla Hibbing, quel pezzo gelido e desolato di Minnesota, per capire quanto sia commovente che la grande poesia americana si sia fermata lì. Due strade in croce (su quella principale Abe Zimmerman – il padre di – gestiva un negozio di elettrodomestici), la minuscola casa azzurra dove il futuro genio ascoltava alla radio Hank Williams e Little Richard, un diner che hanno pensato bene di chiamare Zimmy’s.
A un paio d’isolati, la monumentale Hibbing High, edificio incongruamente grande e pomposo per una cittadina tanto insignificante. La finanziarono negli Anni Venti i padroni delle compagnie minerarie: il sindaco socialista era convinto che i profitti andassero reinvestiti a scopo collettivo. Qualcuno ha calcolato che, al cambio attuale, l’istruzione pubblica e gratuita di cui il giovane Zimmerman beneficiò costerebbe molte decine di migliaia di dollari l’anno; Greil Marcus, studioso dylaniano ottimo massimo, considera un esempio meraviglioso di democrazia il fatto che, grazie al professor Rolfzen, un teenager dalla periferia dell’Impero sia potuto entrare nella leggenda.
Che cosa studia l’artista da cucciolo, sotto le volte vittoriane della scuola, sotto le citazioni di Tennyson istoriate ai soffitti? Omero, Shakespeare, Walt Whitman, Herman Melville. I romanzi di John Steinbeck, come dimostra il suo unico compito in classe arrivatoci indenne, un saggio che risponde alla domanda «Steinbeck prova simpatia per i propri personaggi?». La risposta è: «sì». Seguono venti pagine di dissertazione dello studente sedicenne, che dunque non trova tempo ed energia solo per il rock’n’roll e per le prime esibizioni nell’auditorium scolastico. Lo studio della Bibbia coltivato in famiglia, e al momento del Bar Mitzvah con un rabbino arrivato da New York, fa il resto.
Ha dichiarato Rolfzen ad Alessandro Carrera, l’uomo che con passione infinita ha ricostruito l’esegesi di ciascuna canzone di Dylan: «Ogni giorno Robert occupava il terzo posto in prima fila, davanti al mio leggio. Non guardava né a sinistra né a destra. Guardava dritto in faccia a me. Me lo ricordo». Fortunato il professore che dal suo allievo è mille volte superato.