la Repubblica, 15 ottobre 2016
Goldman Sachs, una banca non solo per ricchi
Da qualche giorno l’americano medio può chiedere un prestito a Goldman Sachs. È operativo da giovedì 13 ottobre (poi dicono che gli americani sono superstiziosi) il servizio Marcus, piattaforma digitale della Goldman Sachs per prestiti al consumo. Per la prima volta nella sua storia la più famosa investment bank cambia target e si rivolge alla clientela medio- bassa, con un’attività molto tradizionale. È il segno che le nuove normative hanno reso meno interessante il business della speculazione. Una buona notizia, che smentisce i diffusi scetticismi sull’efficacia della riforma Dodd-Frank voluta da Obama e varata al Congresso nel 2010. In effetti quella riforma è un mostro burocratico, che darà lavoro a generazioni di avvocati. Però ha messo tali e tanti paletti alle attività speculative, che il business model delle banche sta cambiando davvero. L’esempio di Goldman Sachs è emblematico in questo senso. La banca d’affari non si era mai interessata alla clientela di massa, il suo target erano le grandi imprese e gli ultraricchi. Il nuovo servizio invece si rivolge proprio alla famiglia media: tant’è che il massimale di prestito è di 30.000 dollari, un tetto molto basso, tipico di chi vuole comprarsi l’automobile. Le condizioni non sono particolarmente generose, però: il tasso d’interesse praticato va da un minimo del 6% a un massimo del 23%, una forbice abbastanza elevata in questo clima di bassi rendimenti. In compenso Goldman propone un prodotto semplice, spogliato da commissioni d’ingresso e con una certa flessibilità sulle scadenze dei rimborsi. Il suo target primario sembrano essere quei consumatori che già hanno conti aperti – e debiti – con delle carte di credito, e vogliono ristrutturarli a condizioni migliori.
Un altro segnale di novità è questo: anziché cartolarizzare i nuovi prestiti e rivenderli come titoli sul mercato, la Goldman li finanzierà attingendo alla propria raccolta di depositi, e anche in questo assistiamo a un ritorno all’antico, è così che i banchieri di una volta facevano il proprio mestiere. La cartolarizzazione, come si ricorderà, fu all’origine del disastro dei mutui subprime. Con la cartolarizzazione chi emette un prestito si dissocia dal rischio d’insolvenza del debitore, questo elimina dei “sensori naturali” di allarme verso le situazioni di eccessivo indebitamento.
Non tutti sono così ottimisti, però. C’è chi nota che il mercato Usa si sta affollando di nuovi soggetti che erogano prestiti alle famiglie online. Il più grosso si chiama Quicken Loans, e personalmente l’ho “scoperto” perché il Palazetto dello Sport sponsorizzato da questa società finanziaria ospitava la convention repubblicana quest’estate a Cleveland, Ohio. Un altro è Lending-Club. Vengono catalogati dentro il fenomeno “Fintech”, la finanza associata alla tecnologia, visto che si tratta di banche senza sportelli, solo digitali. Strutture leggere, che si stanno specializzando nei prestiti alle famiglie. (Quicken Loans per la verità esisteva già prima della crisi del 2008, ma da allora ha avuto uno sviluppo molto più consistente). Il timore è che stiano di nuovo incoraggiando le famiglie americane a indebitarsi troppo. Un vecchio vizio, che fu all’origine del disastro di otto anni fa. E che potrebbe riservare brutte sorprese quando la Fed riprenderà ad alzare i tassi; a maggior ragione, quando l’America entrerà nella prossima recessione. Cosa che prima o poi deve succedere per forza.