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 2016  ottobre 15 Sabato calendario

Oggi una cattiva notizia, una buona notizia e una notizia che potrebbe essere sia buona che cattiva

Oggi una cattiva notizia, una buona notizia e una notizia che potrebbe essere sia buona che cattiva.

Cominciamo con la notizia cattiva.
La notizia cattiva è che il sommerso e le attività illegali valgono 211 miliardi, cioè il 13% del Pil. Se, con un colpo di bacchetta magica, Renzi recuperasse questi soldi, i nostri problemi immediati sarebbero risolti, niente più manovre, qualche tassa di meno, un po’ di scuole rimesse a posto, eccetera eccetera. Invece i 211 miliardi se ne stanno ben nascosti e Renzi deve continuare a litigare con la Merkel.  

Dove stanno nascosti?
All’Istat risulta che 194,4 miliardi (il 12% del Pil) se ne stanno acquattati nel cosiddetto sommerso. Ha presente Gomorra
e la scena della sartoria col bravissimo Salvatore Cantalupo ingaggiato poi dai cinesi? Ecco un esempio di economia sommersa. Ma nuotano sott’acqua anche un sacco di medici (specialmente i dentisti) o di idraulici o di commercianti, i fitti in nero, la ristorazione, le costruzioni. L’altro 1% di questo nero proviene invece dalle attività criminali propriamente dette e vale 17 miliardi. Secondo l’Istat, che ha i numeri del 2014, i lavoratori che girano intorno a queste aziende occulte sono tre milioni e 667 mila, per la maggior parte con un rapporto di dipendenza (2,595 milioni). Sono numeri che nel 2014 risultano maggiori di un +0,7% sul 2013. Sappiamo già che uno dei problemi è la pressione fiscale troppo forte. Starsene nascosti è rischioso, ma conveniente, e un modo per renderlo meno conveniente sarebbe quello di abbassare un minimo le tasse. Vecchio discorso.  

Come fanno quelli che giocano sul nero a procurarsi i soldi? È chiaro che per pagare in nero devono avere i cassetti pieni di contanti.
Bella domanda. E infatti numeri recentissimi mostrano che gli italiani tengono un sacco di banconote sotto il materasso o nelle cassette di sicurezze, ormai impossibili da trovar libere sia in Italia che in Svizzera (per colpa soprattutto degli italiani). L’Abi, cioè l’Associazione Bancaria Italia, più ottimista dell’Istat, stima che gli italiani tengano stipati nei salvadanai circa 150 miliardi, cioè il 10% del Pil. Un doppio guaio, perché i 150 miliardi alimentano il sommerso (vedi sopra) e stanno sostanzialmente fermi, cioè non rientrano nel computo generale dei consumi, vale a dire non contribuiscono o contribuiscono poco alla formazione della domanda.  

Ho già capito che andiamo a parare sull’elogio della carta di credito.
Infatti. Controprova dei discorsi precedenti, è ancora la scarsa disponibilità alla moneta elettronica, il cui uso è in aumento, ma non ancora abbastanza. Altri dati dell’Abi: ognuno di noi fa mediamente 30,1 operazioni con una qualche carta, mentre in Europa questo numero è pari a 202,32 e in Svezia, dove paghi con la carta anche il caffè, è 402,32 (a Londra i bus hanno smesso di accettare i pagamenti in moneta). In Italia ogni 100 operazioni, 87 avvengono in contanti. La media Ue è 60. Nel dicembre 2014 il Ministero dell’economia e delle finanze sosteneva che «l’eccessivo uso del contante e l’economia sommersa influenzano negativamente in modo significativo il livello di rischio-Paese». Altro fatto che terrebbe lontani gli investitori stranieri. Siccome la criminalità ama i pezzi di grosso taglio, la Bce dal 2018 farà sparire le banconote da 500 euro. Ma, dice Kenneth Rogoff, già capo economista del Fondo Monetario e autore di un libro che si intitola The curse of cash
(“La maledizione del contante”), la sparizione dei 500 euro servirà a poco, dato che la malavita e gli evasori avranno sempre a disposizione bigliettoni da 100 e 200. In realtà, dice, bisognerebbe abolire tutti i tagli superiori ai 10 euro, e subito dopo distribuire i 10 euro in moneta metallica pesante, in modo che non se ne possa trasportar troppa. I nostri stanno invece pensando di far dedurre dalle tasse una parte dei pagamenti effettuati con carte e bancomat.  

Siamo alla fine e non ci ha ancora detto la notizia buona e la notizia così e così.
La notizia buona è che il debito pubblico italiano è sceso di 30 miliardi e ammonta ora a 2.224,7 miliardi. È il primo calo dal dicembre 2015. La notizia così così è che il fisco ha incassato ad agosto un +0,3% rispetto ad agosto 2015, equivalente a 30,9 miliardi. Le agenzie la dànno con un’aria quasi trionfante. Io non lo so.