Il Sole 24 Ore, 12 ottobre 2016
In perdita il 42,5% delle «mini-partecipate»
ROMA Poco più di una partecipata su quattro ha i bilanci in rosso, ma le perdite si fanno più frequenti nelle aziende più piccole: quando il fatturato non supera il milione di euro, è il 42,5% delle società a chiudere i conti in disavanzo, mentre lo stesso fenomeno si incontra solo nel 20,9% dei casi se il fatturato si colloca tra uno e cinque milioni.
I numeri emergono dalla relazione con cui la sezione Autonomie della Corte dei conti ha diffuso il nuovo censimento sulle società partecipate dagli enti locali e sui loro risultati economici. Nella loro analisi, i magistrati contabili non si sono limitati a evidenziare il sostanziale fallimento dei passati tentativi di “liberalizzazione”, reso evidente dal fatto che il 98% dei quasi 23mila affidamenti censiti non è passato per una procedura a evidenza pubblica (si veda Il Sole 24 Ore di ieri); un dato, questo, che fa a pugni con l’obbligo di motivazione analitica da deliberare quando si sceglie l’affidamento diretto (obbligo ribadito anche pochi giorni fa dal Tar Lombardia con la sentenza 1781/2016).
Oltre alle riforme vecchie, la Corte comincia a mettere sotto la lente quelle nuove, a partire dal decreto attuativo della delega Madia (decreto legislativo 175/2016) che prova a imporre l’obbligo di dismissione di una serie di partecipazioni, a partire da quelle più piccole.
Con questa premessa i magistrati contabili assumono due dei criteri chiave del decreto, che impongono alle Pa di abbandonare le società con un fatturato sotto al milione di euro oppure quelle con più amministratori che dipendenti. I due insiemi in parte coincidono, e di conseguenza mostrano problemi simili con una frequenza di società in perdita parecchio superiore alla media (42,5% sotto al milione di fatturato, appunto, e 35,9% nelle aziende con organici ridottissimi).
Oltre a quelle relative a fatturato e organici, una divisione importante nell’ottica della riforma è quella fra società di servizi pubblici locali e aziende attive nei servizi strumentali alla Pa. Anche in questo caso l’indicatore delle perdite conferma nei numeri la geografia dei problemi indicata dalla riforma: fra le società che lavorano per la Pubblica amministrazione i bilanci si colorano di rosso nel 32,2% dei casi, mentre la stessa cosa capita solo al 21,4% delle aziende di servizi pubblici.
Un ultimo dato merita attenzione, ed è quello degli squilibri strutturali: più di una società su dieci fra quelle censite dalla Corte ha infatti chiuso in perdita tutti e tre i bilanci del periodo 2012-14.