la Repubblica, 12 ottobre 2016
L’amaca di Michele Serra
Per uno di quei tipici disturbi ideologici che affliggono il nostro popolo, capita spesso di vedere contrapporre il caso Regeni a quello dei due marinai Latorre e Girone. Detta così all’ingrosso, attirerebbe una solidarietà “di sinistra” il primo caso, “di destra” il secondo, con insulti e zuffe tra solidarizzanti di campo opposto, come al Comune di Trieste a causa della sciocca e indelicata decisione del sindaco di rimuovere uno striscione (uno dei tantissimi in tutta Italia) che reclama giustizia per Regeni.
Il problema è che i due casi non hanno, l’uno con l’altro, alcuna attinenza, neanche vaga; se non essersi verificati entrambi in un paese straniero.
Regeni è un giovane studioso vittima, certamente vittima, di sevizie e di omicidio; Latorre e Girone sono due lavoratori in divisa probabilmente colpevoli di omicidio preterintenzionale in seguito a uno sciagurato errore. Al primo si deve la solidarietà dovuta a ogni vittima innocente; ai secondi la solidarietà dovuta a chi ha sbagliato e rischia di pagare, per quell’errore, un prezzo esagerato. Davvero non si capisce che cosa impedisca di tenere separate due vicende così evidentemente separate; e perché mai si dovrebbe in qualche modo “scegliere” tra il soccorso legale a due italiani finiti nei guai e la domanda di giustizia per un italiano ammazzato. Non è mica un referendum.