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 2016  ottobre 12 Mercoledì calendario

Lo schiaffo di Paolo Maldini al Milan cinese

Alle tre e mezzo del pomeriggio di ieri Maldini ha di nuovo chiuso, anzi scelto di non riaprire, la sua storia rossonera. Non si era riaperta durante la lunghissima presidenza Berlusconi, né subito dopo il ritiro nonostante i colloqui con Galliani né più di recente dopo i contatti con Barbara, e non si riaprirà con la nuova proprietà cinese. Per Paolo, stavolta, non ci sarebbero «le premesse per un team vincente». Sino Europe replica in serata all’ex capitano rossonero, con poche righe in cui prevede un futuro pentimento: «Dispiace, presto si renderà conto che di quanto il nostro progetto per il Milan sia vincente». Maldini aveva già espresso dubbi che certo non facevano tendere all’ottimismo per una futura collaborazione nell’intervista alla Gazzetta di una settimana fa, quando aveva scelto di parlare per «fare chiarezza» e nella sua visione dei fatti c’erano degli aspetti molto poco chiari: «Rispetto molto Fassone, mi ha detto che sono la prima e unica scelta. Per rispetto della mia storia, se io accetto di entrare nel Milan lo faccio solo seguendo i miei ideali. Non posso assumermi certe responsabilità e metterci la faccia senza identificarmi nella proprietà. Ci sono due ostacoli evidenti: la mancanza di una responsabilità diretta nell’area tecnica e la scarsa chiarezza sul ruolo». Ieri Maldini ha di nuovo espresso le sue perplessità su Facebook, con un lunghissimo post. Perplessità che chiudono definitivamente al suo ritorno nel club. Il messaggio di Paolo ha ricevuto migliaia di condivisioni, nel linguaggio social un segnale di apprezzamento, e altre migliaia di commenti: il tono è per la grande maggioranza di sostegno a Maldini, con dichiarazioni d’affetto e appoggio per la decisione presa. Solo una minoranza rivendica più attenzione per il Milan e meno «egoismo» da parte di Paolo.
PREMESSE Maldini, lo ha fatto capire bene, si immaginava responsabile dell’area sportiva, vertice decisionale, Fassone proponeva invece una gestione a tre. O meglio, a due e con un supervisore. Questo è il punto più influente nella rottura, ben più dell’eventuale ingaggio dell’ex numero 3: «Per me conta il senso di appartenenza, il resto sono notizie che mirano a screditare la mia persona». Spiega ancora Maldini: «A mia precisa domanda su cosa sarebbe successo in caso di disaccordo («con il mio parigrado» Mirabelli, che non cita) mi è stato detto dal signor Fassone che avrebbe deciso lui. Detto questo, non credo ci fossero le premesse per un team vincente. Ho fatto parte di squadre che hanno fatto la storia e so che ci deve essere una grandissima sinergia tra tutte le componenti societarie». Paolo ricorda anche le ultime stagioni rossonere, per lui condizionate negativamente nei risultati anche dalla presenza in società di un doppio amministratore delegato, per Paolo esempio di scarsa definizione dei ruoli. Così il rischio era quello di essere «responsabile» agli occhi della gente e della critica, senza però avere un reale potere esecutivo. I cinesi si sono risentiti anche dopo la lettera aperta di ieri, la volontà di Maldini andava infatti ben oltre il disegno cinese. Nei giorni scorsi Maldini ha atteso una nuova chiamata da Fassone, per scelta (il futuro a.d. e d.g. aspettava da Paolo un ridimensionamento delle ambizioni) mai arrivata. Anche perché il ruolo che Fassone, confermato al vertice dai cinesi, gli aveva destinato avrebbe compreso diverse competenze, pensate per Paolo e per nessun altro: prendere le decisioni dell’area sportiva (con Fassone e Mirabelli, ovvio) definire l’indirizzo del settore giovanile, partecipare ad alcune trattative di mercato su richiesta di Fassone, rappresentare il Milan nelle sedi istituzionali, gestire i rapporti società-squadra, essere presente agli allenamenti e alle partite, diventare un ambasciatore del club, avere la responsabilità dell’inserimento dei nuovi acquisti, e ancora sovraintendere al rispetto del regolamento interno. Se verrà contattata un’altra «bandiera», gli verranno presentati compiti meno importanti e un ruolo ridimensionato. Una figura sempre legata al Milan ma con competenze più ristrette al campo, e Ambrosini a Radio 105 fa sapere che «essere accostati al Milan fa piacere». Oltre a Fassone, la prima uscita pubblica Maldini aveva già irritato i cinesi: Sino Europe confidava nella riservatezza della trattativa. E insieme avrebbe «offeso» David Han Li, che si sarebbe sentito scavalcato, punti sui quali l’ex rossonero ha replicato via social.
SI RICREDERA’ Anche Sino Europe Sport ha avuto il suo spazio di replica. Alle 19 e 30 un comunicato ufficiale fa altra chiarezza e spiega quali sono le priorità del fondo interessato all’acquisto dell’intero pacchetto azionario del club: «Per quanto concerne le voci relative al futuro Consiglio di Amministrazione di AC Milan, SES intende chiarire che la questione non è al momento all’ordine del giorno. La priorità per SES è ora il closing dell’acquisizione di AC Milan». Si fa riferimento anche all’indiscrezione riguardante la presenza dell’attuale a.d. Galliani (che non commenta) nel futuro Cda. Difficile se non impossibile. La priorità è la presentazione a Fininvest della lista degli investitori entro fine mese per completare le pratiche burocratiche, per questo Fassone volerà presto in Cina, e arrivare al closing per il 20 novembre. Sino Europe, si concentra poi su Maldini, lasciato come seconda questione della nota e ridotta a poche battute. Per Maldini il progetto propostogli non è vincente, per chi sta provando a costruirlo ovviamente sì: «Siamo dispiaciuti della decisione di Paolo Maldini in merito alla nostra proposta, poiché crediamo fermamente che presto si renderà conto di quanto il nostro progetto per AC Milan sia vincente».