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 2016  ottobre 09 Domenica calendario

I kamikaze che s’infiltrano tra i profughi. Una profezia che si è avverata in Germania

Li hanno fermati, ma altri sono pronti a rimpiazzarli. Perché la Germania è nella linea di tiro dell’Isis. Nessuno si fa illusioni, gli stessi servizi di sicurezza temono un grande attentato.
L’operazione in Sassonia ha probabilmente disarticolato un progetto parte di un disegno più ampio, forse legato all’attacco contro un aeroporto, un bersaglio che torna spesso nei piani eversivi. Lo hanno fatto a Bruxelles, volevano ripetere la missione ad Amsterdam e magari adesso puntavano ad uno scalo della Repubblica federale.
Come per altri Paesi, contano i numeri. Dal territorio tedesco sono partiti alla volta di Siria-Iraq circa 820 militanti, di questi 140 sono morti e una buona quota si sono immolati in azione suicide. Dunque c’è una base sulla quale le fazioni jihadiste possono costruire un network che ha la sua massima espressione nella lotta sul campo, ma è in grado di mobilitare elementi in Europa attraverso gli ormai ben noti canali di comunicazione criptati.
Indagini prolungate hanno evidenziato la forte attività dei mujaheddin di origine tedesca nel Nord della Siria dove alcuni di loro hanno lavorato insieme a «fratelli» belgi e francesi. In particolare il cosiddetto gruppo di Lohberg. Non meno allarmante il legame con esponenti del movimento salafita turco Millatu Ibrahim, molto presente. Per la polizia non ci sono dubbi su questa doppia lama, che ferisce in Medio Oriente come in Occidente.
Le confessioni di chi è stato arrestato e gli esiti delle inchieste hanno poi dimostrato l’abilità dello Stato Islamico nell’infiltrare uomini all’interno dei confini usando la cortina fumogena dei profughi. Il pericolo, a lungo negato, è stato confermato dai fatti. Gli arrivi massicci hanno saturato le difese. Un giovane pachistano ha attaccato a colpi di ascia i passeggeri di un treno in Baviera. Un rifugiato siriano si è fatto esplodere ad Ansbach cercando di colpire uno spettacolo all’aperto. Due episodi avvenuti nei mesi scorsi inizialmente qualificati come gesti individuali.
Un quadro che tuttavia è cambiato drasticamente: gli attacchi sono stati chiaramente ispirati e diretti da figure dell’Isis secondo uno schema ormai ben consolidato. Il canale via web ha permesso loro di consigliare le armi da usare, i metodi per rivendicare, gli obiettivi. E questo filone ha avuto ulteriori riscontri qualche giorno fa con una serie di arresti significativi.
A metà settembre sono stati bloccati ad Amburgo tre «migranti», molto giovani, sospettati di appartenere a un gruppo Isis e collegati alla rete responsabile degli attentati del 13 novembre in Francia. I presunti terroristi sono stati addestrati nella zona di Raqqa con un breve corso, quindi spediti verso il continente europeo con l’ordine di compiere attentati.
Un profilo identico a quello dei killer del Bataclan e un ulteriore avviso per le autorità. Una settimana dopo è finito in manette un sedicenne di Colonia: aveva ricevuto istruzioni dall’Isis su come costruire un ordigno e piazzarlo tra la folla. A chiudere, la caccia al ventenne siriano a Chemnitz. Anche lui sarebbe arrivato lungo la rotta dei fuggiaschi – dato su cui però non c’è certezza – e si sarebbe poi trasformato in un terrorista, parte di quella falange di «agenti in sonno» pronti a risvegliarsi con un ordine del Califfato.