La Stampa, 9 ottobre 2016
Un giardino ti cambia la vita
Lady Arabella Lennox-Boyd progetta giardini da oltre 40 anni e ha ricevuto numerose medaglie d’oro al Chelsea Flower Show. Attualmente è fiduciaria per il Chelsea Physic Garden ed è stata fiduciaria dei Kew Gardens. Le sue bordure di erbacee sono pensate per adattarsi al clima e al paesaggio.
Lei ha creato un giardino all’interno di Hyde Park, a Londra, che confina con una delle ultime opere dell’architetto Zaha Hadid. Dev’essere stato emozionante per lei, ma ha rappresentato anche una sfida?
«Sì, tutti i giardini sono una sfida, perché coinvolgono il processo creativo, ma tutti contengono elementi viventi che sono imprevedibili. Alla Serpentine Gallery era importante creare un ambiente adatto a circondare l’architettura forte di Zaha Hadid. Il disegno del giardino segue la forma dell’edificio, così quando si è all’interno ci si sente parte del giardino stesso».
Dove ha studiato per diventare giardiniere e come ha costruito la sua professione?
«Quando mi stabilii a Londra, dovetti trovare un modo per mantenermi. Sono stato fortunata perché avevo una casa con un grande giardino e così ho iniziato lì a fare giardinaggio. Quindi, tramite un amico che stava studiando architettura del paesaggio mi sono iscritta al Thames Polytechnic, ora Greenwich University».
Pensa che l’Inghilterra sia ancora il centro del mondo del giardinaggio?
«Assolutamente sì. Sono stata fortunata a trovarmi nel posto giusto».
In quali paesi stanno avvenendo le più grandi innovazioni nel campo del giardinaggio?
«La comunicazione è così veloce ed estesa che i cambiamenti arrivano da tutto il mondo. Gli stili di giardinaggio sono dettati tanto dall’amore della natura quanto dalla ricchezza. Lo stile più rilassato, di moda ora, è in parte dovuto al fatto che la maggior parte delle persone vuole giardini di piccole dimensioni: la manodopera è costosa anche per chi può spendere».
Secondo lei, perché gli inglesi sono così appassionati di giardinaggio?
«È un fenomeno storico. Tutto è iniziato con il giardino romantico, quando alcune persone molto ricche avevano un sacco di tempo libero. Allo stesso tempo designer come Capability Brown e William Kent svilupparono il gusto contemporaneo. Dai viaggi, dai dipinti e dai saggi gli inglesi hanno mutuato l’architettura del paesaggio. Inoltre il clima ha aiutato, perché in Inghilterra si può coltivare una grande varietà di piante e la Gran Bretagna è diventata un impero che ha favorito grandi spedizioni di piante».
Qual è la differenza tra giardini all’inglese e giardini all’italiana?
«Il giardino inglese è naturale, è informale, è asimmetrico, quello italiano è controllato. I grandi giardini italiani sono espressione di potere, ricchezza, simmetria e ordine».
Quali sono i suoi giardini preferiti?
«Il mio preferito, che amo davvero, è il Giardino di Ninfa, a Sud di Roma. È un bellissimo giardino romantico con una grande storia e, cosa insolita per questa parte d’Italia, c’è abbondanza d’acqua da una sorgente».
C’è una pianta o un fiore che predilige o utilizza piante diverse per ciascun Paese e giardino in cui lavora?
«Dipende dalla stagione e dal clima. A febbraio mi piace un bucaneve, a giugno una rosa. Amo tutte le piante, ma, certo, ho delle piante preferite: per esempio il tasso e il bosso».
C’è un denominatore comune che si applica per ogni giardino?
«No. Il giardinaggio è imprevedibile, per questo mi piace».
È più interessante lavorare per clienti privati, come il duca di Westminster e Sting, oppure per le istituzioni?
«Dipende dalle persone. I giardini che mi piacciono sono quelli che cambiano la vita dei miei clienti. Se faccio un giardino e viene lasciato lì esattamente come l’ho progettato, diventa noioso. Mi piace che aggiunga qualcosa alla vita dei proprietari e che loro sviluppino l’idea e la facciano propria. Con le istituzioni, a volte, si è fortunati. Il mio giardino pensile a Poultry, nella City, è amato e curato».
Qual è il suo criterio quando crea un giardino?
«Cerco di lasciare che il progetto si evolva. Prima di tutto deve inserirsi bene ed essere parte del paesaggio che lo circonda. I miei giardini hanno a che fare con la vita delle persone e raccontano una storia. Camminare nel giardino deve suscitare emozioni e sentimenti. Ci sono scorci, sensazioni e profumi ed è anche questione di benessere. Negli ultimi anni i giardini giapponesi mi hanno molto influenzato e ho capito quanto siano sofisticati. I giapponesi conoscono l’arte di plasmare la natura, creando forme bellissime, di far arrampicare un glicine su una cornice di bambù o di far cadere la luce notturna su una pietra».
I giardini sono sempre esistiti: hanno un significato speciale?
«La gente trova conforto e pace in un giardino. Riporta le persone alle cose reali della vita. Non si può dominare un giardino, perché la natura non può essere controllata».
Un giardino è un’opera d’arte?
«Non mi considero un artista. C’è dell’arte nella progettazione di un giardino, ma io non ho creato il cielo, gli alberi e il lago e i colori dell’autunno. Un giardino è un’immagine in movimento che cambia con le stagioni».