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 2016  ottobre 10 Lunedì calendario

Spunta un buco: lo stato incasserà 3,2 miliardi in meno. La Corte dei Conti lancia l’allarme

Roma Lo Stato italiano quest’anno incasserà 3,2 miliardi in meno rispetto alle speranze di aprile, ridimensionate soprattutto a causa delle minori entrate tributarie di circa 2,1 miliardi. È quanto emerge dalle tabelle della Corte dei Conti, presentate in occasione delle audizioni sulla nota di aggiornamento al Def, che si sono tenute in Parlamento. Secondo l’Adnkronos, che ha utilizzato le tavole relative al conto economico delle amministrazioni pubbliche, tra le stime contenute nel Documento di economia e finanza, presentato ad aprile del 2016, e l’aggiornamento dello scorso mese si registra un calo delle entrate totali finali dello 0,4% (da 789,4 mld a 786,2 mld). Dalle informazioni fornite si evince che anche le entrate tributarie si riducono dello 0,4% (da 495,2 mld a 493,1 mld). Il minore incasso è dovuto, in particolare, alle minori entrate indirette che arriva a -4,4 miliardi (da 245,3 mld a 240,2 mld). A colmare il buco non è stato sufficiente l’incremento delle imposte dirette, che superano le attese di 2,5 miliardi (da 245,7 mld a 248,2 mld). Mentre sul fronte delle uscite, si registra un risparmio alla voce “redditi da lavoro dipendente”, che passano da 163,9 miliardi a 162,9 miliardi (-1 mld). Le prestazioni sociali si riducono invece di 500 milioni (da 340 mld a 339,5 mld). I consumi intermedi, al contrario, salgono di 1,7 miliardi (da 131,7 mld a 133,4 mld). Osservando la tabella che riporta le entrate e le uscite in percentuale al Prodotto interno lordo, si scopre che nel Def le spese totali stimante per quest’anno sono pari al 49,6% del pil (828,7 mld) mentre nella nota di aggiornamento sono pari al 49,5% (827 mld). Allo stesso tempo le entrate totali finali passano dal 47,2% (789,4 mld) al 47% (786,2 mld). Le minori spese previste nella nota di aggiornamento, rispetto a quelle contenute nel Def, non sono sufficienti a compensare le minori entrate fiscali. Ne consegue che l’indebitamento netto, inizialmente stimato in 39,3 miliardi, cresce a 40,7 miliardi (+1,4 mld), portando la percentuale rispetto al pil dal 2,3% al 2,4%. 
«Le previsioni le fanno gli uffici ad hoc. Comunque il governo italiano ha previsto un tasso di crescita dell’1%, il Fondo monetario internazionale, che non mi sembra un’assemblea di scapoli e ammogliati, ha detto che sarà dello 0,9%. Insomma, parliamo di decimali, di previsioni». Lo ha detto il premier Matteo Renzi, ospite ieri a L’Arena su Raiuno. «Ma nel 2012 quando c’era il governo Monti», ha aggiunto il presidente del Consiglio, «avevamo -2,3%, nel 2013 con il governo Letta -1,9%. Ora stiamo a discutere se facciamo +0,9% o +1%. Io dico che stiamo andando comunque piano e che vorrei andare più veloce e avere un Paese più semplice e contro la burocrazia».