Affari & Finanza, 10 ottobre 2016
John Cryan, così un inglese stakanovista vuole salvare la Deutsche Bank
Berlino Sei mesi fa una rivista britannica scrisse che Deutsche Bank aveva ingaggiato l’ex curatore d’immagine della rockstar Falco e di Michael Mueller, il piacionissimo capo di Volkswagen, per migliorare l’appeal di John Cryan. L’uomo consigliò al calvo amministratore delegato dall’aria penitenziale di farsi crescere i capelli e comprarsi un’Harley Davidson. L’articolo era un pesce d’aprile, ma Cryan stette al gioco: si fece fotografare sulla moto- simbolo dei duri d’America e dedicò la foto a sua moglie Mary. Non era solo un modo per smentire la sua fama da “Mr Grumpy” come lo chiamano da sempre i colleghi inglesi. “Mr Musone” non ha lo sguardo da predatore di tanti suoi colleghi, piuttosto teneri occhi da bracco, ma ha anche un gran senso dell’umorismo, raccontano quei pochi che riescono a interagire con lui fuori dai massacranti orari d’ufficio. Di recente il dominus di Deutsche narrò delle sue esperienze nella Silicon Valley durante una serata tra banchieri: aveva incontrato gente in pantaloni di nylon che avevano almeno avuto il buongusto di non toglierseli, disse. Ma sbaglierebbe chi pensasse che l’amministratore delegato di Deutsche Bank condivida con i suoi predecessori il vizio del lusso. Contrariamente ad Anshu Jain o Joseph, “Jo”, Ackermann, l’austero top manager britannico evita il jet privato e non sembra passare ore davanti al guardaroba per la cravatta giusta. Gira sempre con una vecchia borsa di pelle
che non molla neanche quando, puntualmente, qualche zelante collaboratore allunga una mano per portargliela. Soprattutto, Cryan è uno stakanovista. Una giornata tipo del top manager britannico può durare anche diciotto ore, racconta un manager di Deutsche che lo conosce da molti anni. La ricchissima moglie, Mary, è discendente dei Dupont e fa l’avvocato di successo negli Stati Uniti. Cryan è ormai di stanza a Francoforte, dove si getta da anni anima e corpo nel lavoro, ma la moglie lo raggiunge spesso nella capitale finanziaria tedesca. Un ex collega di Ubs raccontò a un giornale tedesco che «esistono manager capaci di fare gare di bevute fino a far cadere chiunque sotto al tavolo. Nella gara a chi lavora di più, lui fa cadere chiunque sotto al tavolo». Nato nel nordest dell’Inghilterra, a Sunderland, da una famiglia della borghesia media, Cryan ha perso la madre da bambino ed è cresciuto con il padre, un musicista jazz che suonò persino nel leggendario club londinese Ronny Scott’s. Dopo la scuola, il futuro “Mr Doom” (“Mr Pessimismo” come lo chiama qualcuno) decise di studiare fisica a Cambridge, fu anche allievo di Stephen Hawking, e pensò per un momento di intraprendere la carriera accademica. Ma poi anche il padre morì e Cryan dovette cercarsi un lavoro. Lo trovò da Warburg. Un altro nomignolo che lo insegue da un po’ è quello di “mani di forbice”, di straordinario manager da crisi. E Deutsche Bank è sicuramente la sfida più ardua della sua carriera. Cryan è arrivato in cima al maggiore colosso europeo a luglio del 2015, a 54 anni, dopo aver lavorato già ai vertici dell’istituto dal 2013 ed essersi fatto negli anni precedenti un nome come banchiere ma ancora prima come consulente fuoriclasse, ruvido ma abile nelle operazioni di fusioni e acquisizioni. Da Warburg, dopo l’acquisizione da parte di Ubs, è passato con gli svizzeri dei quali è diventato nel 2008 capo della finanza, e ha gestito in prima persona la difficile trattativa col governo elvetico per il pacchetto di salvataggio. Successivamente ha accettato di prendere in mano la divisione europea del fondo d’investimento Temasek. Il collega di Deutsche sostiene che quelle due esperienze ne hanno affinato alcune qualità che lo hanno reso ad oggi “il numero uno dei banchieri tecnici”. Fu un direttore finanziario estremamente competente dell’Ubs nel mezzo della sua peggiore crisi. E la sua capacità tecnica ed analitica è una caratteristica che ad oggi resta fondamentale, racconta la fonte, “quando si tratta di negoziare con i regolatori”, come è nel caso di questo periodo con il Dipartimento di giustizia americano sul caso dei subprime. E ovviamente con i governi, come fu all’epoca con Ubs. E chissà in futuro. Dagli anni a capo di Temasek, aggiunge il collega a microfoni spenti, «Cryan ha imparato a mettersi nella testa degli investitori, altra caratteristica fondamentale per un banchiere». L’onestà del britannico è proverbiale, ai limiti dell’autolesionismo: degli anni da advisor si tramanda ancora la leggenda di Abn Amro. Alla vigilia della Grand crisi, quando l’ex capo di Royal Bank of Scotland, Fred Goodwin, si mise in testa di volersi comprare Abn Amro, Cryan era l’advisor degli olandesi. Cercò di far ragionare Goodwin. Gli disse che il prezzo chiesto dal management era folle, suggerì persino al top manager britannico di non comprarla. Lavorò contro gli interessi della banca che rappresentava. Goodwin non lo ascoltò: si accaparrò Abn Amro a una cifra record; gli asset tossici in pancia al colosso olandese contribuirono ad affossare RBS e costrinsero poi il governo britannico al salvataggio pubblico. Per non aver creduto alla buona fede di Cryan, Goodwin uscì dall’affaire Abn Amro con la reputazione distrutta. Ancora oggi i giornali britannici la chiamano “la peggiore acquisizione della storia”. Ora che Cryan è a capo della prima banca europea, il clima non potrebbe essere più lontano da quello che dominava sui mercati alla fine della sbronza degli anni Duemila, prima di quel 2007 che rappresenta la più grande cesura nella storia europea dalla caduta del Muro. Ha assunto il compito, per qualcuno una “missione impossibile”, di rimettere in piedi e di rafforzare i piedi di argilla del gigante Deutsche Bank. Ma il britannico si è affacciato l’estate scorsa al primo atto della sfida come un discendente della stirpe di Tantalo in una tragedia greca. Con un’eredità pesantissima di contenziosi internazionali che continuerà a rincorrerlo come una maledizione fino alla fine del mandato. Certo, il top manager veniva dall’interno della banca, in verità. Era già nel Comitato di sorveglianza quando arrivavano le notizie delle batoste dai regolatori europei, britannici o americani. Nella nuova, drammatica era dei contenziosi internazionali, il “banchiere dei mercati” Anshu Jain che all’epoca guidava Deutsche in tandem con Juergen Fitschen, si è rivelato inadeguato. Principe dei mercati, ossia di un mondo finanziario deregolamentato, ha perso rapidamente fascino nell’era dei tassi azzerati, della finanza narcotizzata dalle banche centrali e imbrigliata dai regolatori. L’aria è cambiata, e dopo la rivolta degli azionisti di un anno e mezzo fa contro il duo Jain-Fitschen, Paul Achleitner, capo della sorveglianza, ne trasse le conseguenze. Li cacciò e chiamo Cryan, il principe dei tecnocrati. A causa dei procedimenti in corso per lo scandalo Libor, per le accuse di riciclaggio in Russia, per le vendite truffaldine di prodotti finanziari legati ai mutui “spazzatura” americani e per altri scandali che si sono accumulati negli anni ruggenti pre-Cryan, il britannico dovrà accantonare nei prossimi anni molti miliardi di euro. E all’incognita delle sanzioni, si aggiungono i problemi delle contingenze attuali come i tassi bassi o i rischi legati ai derivati e l’ondata di sfiducia che ha colpito il titolo in questi ultimi mesi, sceso sotto i 10 euro (prima della Grande crisi ne valeva 100). Fatiche che il britannico dall’aria triste e i modi rigorosi ha appena cominciato ad affrontare.