CorriereEconomia, 10 ottobre 2016
Btp Quanto rende il club dei 50
Cinquanta anni di cedole garantite. Basse, ma sicure. Sono questi gli ingredienti — durata e sicurezza — che potrebbero favorire la diffusione del neonato Matusalem bond appena lanciato dal Tesoro italiano nei portafogli degli investitori privati e delle famiglie. Un titolo che si distingue da tutte le altre emissioni del debito pubblico tricolore per la sua durata eccezionale, cinquant’anni, appunto. Il nuovo Btp Matusalem è il quarto venuto di una piccola famiglia che a livello europeo ha iniziato a formarsi a primavera. La sua cedola del 2,80%, tuttavia, è più generosa dell’1,75% offerto dal gemello francese (Oat) o belga, 2,15%. Ma paga oltre mezzo punto in meno rispetto ai Bonos spagnoli con scadenza 2066 il cui coupon raggiunge il 3,45%.
I numeri
Come tutti i Btp è disponibile per tagli minimi a partire da mille euro e l’ampiezza dell’emissione (cinque miliardi) lo rende un titolo molto liquido. Ma quali potrebbero essere i principali vantaggi e i rischi connessi a un’emissione con caratteristiche così secolari?
«Bond di durata tanto lunga possono essere utilizzati a scopi previdenziali, oppure per integrare il reddito disponendo di un capitale iniziale», esordisce Daniele Guidi, responsabile delle gestioni patrimoniali di Bnl Bnp Paribas private banking.
Nell’attuale panorama di rendimenti bassissimi, tendenti allo zero, o tutt’al più, come nel caso del Btp a dieci anni, all’1,4-1,5%, una cedola che sfiora il 3% diventa certamente interessante. In tempi di tassi «normali», ancora qualche anno fa, un bond di questa durata sarebbe arrivato tranquillamente a offrire il 5-6%, notano gli analisti.
Ma visto che i «tassi rimarranno bassi a lungo», come non perde occasione di ricordare il presidente della Bce Mario Draghi, la cedola del Btp a cinquant’anni è, in questo momento, la più alta in circolazione. Il battesimo del mercato dopo il collocamento (avvenuto non in asta, ma tramite un sindacato di banche) ha poi fatto segnare un leggero aumento del rendimento che si è portato al 2,94% visto che il prezzo è sceso leggermente rispetto al piazzamento iniziale (circa 99) fino a quota 96,80.
«Il Matusalem bond è un’emissione destinata prevalentemente agli investitori istituzionali e la reazione del mercato nel primo giorno di contrattazione è stata piuttosto tiepida», commenta Guidi.
Molto più calda, è stata invece l’accoglienza di cui ha beneficiato il Bonos iberico con scadenza 2066 lanciato nel maggio scorso. Le quotazioni del titolo sono volate a 121 per un rendimento del 2,66%, quindi 30 centesimi inferiore rispetto a quello corrente del Btp Matusalem. La ragione della freddezza sul titolo italiano (che è stato richiesto per quasi 18 miliardi) è da cercare nelle paure per la fine del Quantitative easing che hanno avuto una fiammata proprio il giorno del suo collocamento.
I su e giù
Queste oscillazioni su prezzi e sui rendimenti indicano subito qual è il principale rischio di un bond di durata così elevata: la volatilità. Sulle scadenze dai 30 anni in su, infatti, è normale assistere a variazioni dei rendimenti di 50 o 100 punti base l’anno, vale a dire di mezzo o di un punto percentuale, a cui si associa una variabilità estrema dei prezzi. E si tratta di oscillazioni proporzionali alla durata dell’emissione. Per il Btp a 50 anni, «se i rendimenti di mercato del bond salissero dell’1%, quindi al 3,9%, le quotazioni del titolo precipiterebbero a 76,5%, con una perdita per l’investitore che dovesse vendere il titolo prima della scadenza prossima a un quarto dell’intero capitale», dice Guidi. Viceversa, se si dovesse verificare il fenomeno inverso, che in questi anni ha portato guadagni enormi ai detentori di obbligazioni di lungo termine, vale a dire un calo del rendimento di mercato, ad esempio all’1,9%, le quotazioni del titolo schizzerebbero verso l’alto, addirittura a 129,40. E’ per questi motivi che il Matusalem bond non è particolarmente adatto ai portafogli dei privati. «Un trentennale, che oggi rende il 2,42%, appena mezzo punto in meno, svolge le stesse funzioni ma con un livello di rischio molto inferiore», osserva Guidi. Che conclude con un interrogativo: «Oggi l’inflazione è a zero, o negativa. Dove correranno i prezzi, fra dieci, venti o quaranta anni?».