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 2016  ottobre 10 Lunedì calendario

Se presti i soldi ad altri privati il guadagno arriva al 7%

Investire in Btp significa acquistare una porzione di debito pubblico attraverso i mercati finanziari. Anziché fare credito allo Stato, o alle grandi aziende, tramite i corporate bond, oggi si può prestare denaro direttamente ad altre persone: tramite un sistema organizzato di prestiti tra privati (vigilato da Bankitalia), che facilita l’incontro via web tra chi ha bisogno di un finanziamento e i risparmiatori disposti a mettere a frutto una parte del loro capitale: per incassare gli interessi, mese dopo mese, a mo’ di cedola. Ci guadagnano tutti: i prestatori ottengono un rendimento appetibile e de-correlato alla performance di azioni e bond. I buoni pagatori si finanziano a condizioni vantaggiose. La società che gestisce la piattaforma trattiene una commissione per il servizio: analizza le richieste e, se i requisiti sono onorati, le inserisce nel circuito; poi, gestisce i flussi di pagamento e avvia la procedura di recupero crediti in caso di ritardo nei rimborsi. 

NumeriIn Italia, i primi passi nel social lending risalgono al 2008. In otto anni sono stati erogati 5.700 prestiti, per un totale di 32 milioni di euro. Ai due player che da tempo presidiano il settore — Smartika, l’istituto di pagamento che nel 2012 ha raccolto l’eredità di Zopa, e Prestiamoci, la piattaforma gestita da Agata Spa — si sono affiancati Borsadelcredito.it, specializzata nella concessione di finanziamenti alle Pmi e Soisy, il circuito fondato dall’ex capo del risk management di Bnl, Pietro Cesati. 

Quantità
Quanto si può guadagnare con il prestito tra privati? Gli operatori dichiarano un rendimento che varia in media dal 4 al 7%, al netto delle commissioni per il servizio, in base al profilo di rischio dei soggetti a cui si decide di prestare denaro e nell’ipotesi di attivare la funzione di ri-prestito automatico (le somme rimborsate vengono reimmesse nel circuito). Vanno considerati, però, il prelievo fiscale — in base all’aliquota Irpef di riferimento — e le possibili perdite sui crediti. «La corretta selezione dei richiedenti è la migliore garanzia che i prestiti vengano rimborsati», osserva Luciano Manzo, alla guida di Smartika. Sembra funzionare: le statistiche del primo semestre parlano di un tasso di default del 2,5%, inferiore rispetto a quello registrato in Italia per i prestiti personali. Su Prestiamoci, i finanziamenti con tre o più rate in ritardo sono meno del 2%. «Da settembre, abbiamo eliminato le due classi di richiedenti più rischiose», racconta Daniele Loro, ceo di Prestiamoci. 

Dopo i primi 194 prestiti, Borsadelcredito dichiara una percentuale di ritardi inferiore all’1%, «ampiamente coperta dal fondo di protezione», precisa Antonio Lafiosca, chief operating officer di BdC. Sia Borsadelcredito che Smartika hanno attivato un fondo di tutela, alimentato dal contributo dei richiedenti, che interviene se qualcosa va storto con i rimborsi. Il fondo di protezione di Soisy subentra solo a favore dei prestatori che attivano, su uno o più prestiti, il servizio garanzia di rendimento (4%, al netto delle commissioni), rinunciando a una parte degli interessi dovuti, per finanziare la copertura. «L’adesione è obbligatoria per chi investe meno di mille euro», ricorda Cesati. In ogni caso, le somme investite su ogni piattaforma vengono sempre suddivise automaticamente in decine o centinaia di micro-finanziamenti, per mitigare il rischio di insolvenza.