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 2016  ottobre 02 Domenica calendario

Resa dei conti all’interno del Gruppo 24 Ore

Quasi 50 milioni di euro di perdite, liquidità e patrimonio sotto pressione, un prestito da 50 milioni da rimborsare tra un anno. Che la resa dei conti all’interno del Gruppo 24 Ore non fosse più rimandabile, lo ha certificato il bilancio del primo semestre 2016. E lo confermano i seguiti del burrascoso cda che, venerdì, l’ha approvato. Con cinque membri del consiglio che rassegnano le dimissioni: il presidente Giorgio Squinzi, ex leader di Confindustria in rotta con il successore Vincenzo Boccia, l’ad di Italmobiliare Carlo Pesenti e quello di Bayer Italia Mauro Chiassarini, che di Squinzi erano alleati, e i due indipendenti Claudia Parzani e Livia Pomodoro, ex presidente del tribunale di Milano. Seguiti a distanza di qualche ora dal sesto Maria Carmela Colaiacovo. Alla base della decisione, denunciano i primi cinque, ci sarebbe la richiesta «irrituale» ricevuta dal socio di maggioranza del Sole 24 Ore, la Confindustria di Boccia, di mettere a disposizione il proprio mandato. Anche per fare posto in cda, in vista del necessario aumento di capitale, ai rappresentanti delle banche. Ma la prima disponibilità a farsi da parte, replica il Gruppo in serata, sarebbe venuta proprio da Squinzi e gli altri consiglieri, nero su bianco in una lettera inviata a Boccia martedì scorso in cui chiedevano a Confindustria di aderire al rafforzamento patrimoniale. Stracci che volano tra il passato e il presente di Confindustria. Mentre l’ad Gabriele Del Torchio è stato operato d’urgenza per un malore. E il futuro del giornale e dei suoi 1.263 dipendenti è appeso a rinegoziazione del debito e aumento. Le condizioni che venerdì hanno convinto i consiglieri, nonostante «significative incertezze», che ci fossero le condizioni per non dichiarare il fallimento. Il consiglio ora andrà rinnovato, passando attraverso l’assemblea. Ma con i cinque membri residui, secondo la società, per ora non decade, ed è convocato per stamattina. Il primo incontro con le banche è in agenda per giovedì. La posizione finanziaria è negativa per 29,6 milioni di euro, c’è un «rilevante assorbimento di liquidità» e una linea da 50 milioni concessa da Intesa, Bpm, Popolare di Sondrio, Mps e Creval in scadenza a ottobre 2017. L’ultimo bilancio non rispetta almeno due “covenants”, le condizioni che permetterebbero alle banche di chiedere il rientro immediato. La dirigenza dovrà convincerle, anche grazie all’«incisiva riduzione dei costi» prevista dal nuovo piano industriale 2016-2020, a rinegoziare scadenze e condizioni.
Va poi messo in sicurezza il patrimonio, che in appena sei mesi si è ridotto da 87,2 a 28,2 milioni di euro. L’impegno di Boccia, che in un’intervista al Mattino definisce il Sole «un asset fondamentale per Confindustria», e su questo ora gioca la grande partita della sua presidenza: l’azionista di maggioranza (al 67,5%) è pronto a mettere mano al portafogli. Le modalità però restano tutte da definire, il consiglio generale di Viale dell’Astronomia ne discuterà a breve. Gli industriali hanno a disposizione un fondo da 20 milioni di euro, anche la Luiss potrebbe intervenire con un aumento di capitale riservato. Ma è sul tavolo pure l’ipotesi del prestito convertendo, su cui Boccia avrebbe sondato Intesa e Mediobanca. Resta poi l’incognita dei numeri delle passate gestioni, su cui Del Torchio, arrivato a giugno, ha iniziato a fare pulizia. Nella semestrale sono state ricalcolate una serie di voci di ricavo che risalgono al 2012, con un impatto negativo sul patrimonio per 7,5 milioni di euro. Operazione trasparenza su cui l’ad è stato sentito anche dalla Consob. E che potrebbe non essere ancora finita.