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 2016  ottobre 05 Mercoledì calendario

Maldini torna al Milan o no?

«Confermo che ci siamo visti quattro volte. Mi sono stati esposti i progetti della proprietà e il mio ruolo. Ma proprio la definizione del ruolo è il punto chiave per andare avanti. Io vorrei condividere con i nuovi proprietari il progetto, per identificarmi con loro, con i loro obiettivi, con i loro piani. È la mia storia col Milan che me lo impone. Io al Milan voglio dare qualcosa di reale e di concreto». Nella voce di Paolo Maldini non c’è alcun tono polemico. Ma la trattativa per il suo ingresso nel futuro Milan cinese è appena iniziata e si preannuncia complessa: non certo per ragioni economiche, puntualizza lui, semmai per la necessità di lavorare alla costruzione di una squadra davvero in grado di risalire sul tetto del mondo: «Mi fa sorridere che si parli di questioni economiche, non siamo nemmeno arrivati a parlarne. Il punto è un altro. Se mi si chiede di riportare a competere per la Champions, con un progetto triennale o quinquennale, una squadra che da tre anni è fuori dalle coppe, io devo condividere le responsabilità con i proprietari».
Il matrimonio s’avrebbe proprio da fare. Se il nuovo Milan deve scegliere una garanzia dalla quale ripartire, è difficile immaginarne una migliore di Paolo Maldini, 48 anni, 31 dei quali spesi in maglia rossonera, figura di riconosciuto prestigio nel calcio mondiale, ponte perfetto tra l’era pre Berlusconi in cui si affacciò alla prima squadra e l’era del post, ancora piena d’incognite. L’amministratore delegato in pectore Marco Fassone lo ha perfettamente capito e per questo ha incontrato per quattro volte l’ex fuoriclasse e capitano, una in compagnia del rappresentante cinese in Italia della cordata, David Han. Filtrano indiscrezioni sulla proposta. Nessuna carica onorifica, ma operativa, nel trio con Fassone e col nuovo direttore sportivo Mirabelli, per le decisioni sportive su acquisti e cessioni. La rappresentanza presso Uefa ed Eca, la gestione dei nuovi giocatori e la scelta di altre “bandiere”.
Solo che il matrimonio per il momento non si può fare. Le incognite sono ancora troppe: l’identità dei futuri proprietari cinesi, i compiti effettivi di Maldini, l’organigramma societario, la distribuzione delle responsabilità. È tutto molto prematuro. E comunque, prima, dovrebbe cadere il velo sull’identità dei nuovi padroni: in teoria intorno al 20 ottobre, quando i vertici del fondo d’investimento Sino Europe saranno a Milano, per presentare a Fininvest gli investitori della cordata. Nella triade disegnata – Fassone amministratore delegato-direttore generale, l’ex capo degli osservatori dell’Inter Massimiliano Mirabelli direttore sportivo, Maldini direttore dell’area tecnica – il rischio per la “bandiera” di diventare soprattutto un parafulmine con responsabilità dirette anche per decisioni prese da altri è una prospettiva che potrebbe fugare soltanto i nuovi padroni. Ma rimangono ancora nell’ombra.
L’attesa potrebbe dilatarsi, se si protraesse la permanenza di Silvio Berlusconi a New York per accertamenti medici: è all’attuale padrone che Sino Eu- rope deve presentare i componenti della cordata. La data per la firma del contratto definitivo e il versamento degli ultimi 300 milioni (valutazione complessiva di 740) è sempre prevista per la metà di novembre, in tempo per il derby del 20. Nei prossimi giorni, invece, sarà Fassone a volare a Hong Kong, sede di Sino Europe: per fare il punto con i futuri proprietari, per raccogliere indicazioni su piano commerciale e sponsor e per preparare l’incontro della cordata con Berlusconi. Sperava di atterrare in Cina con in tasca l’adesione di Maldini al nuovo progetto. Non potrà, almeno per ora.