La Stampa, 5 ottobre 2016
Chi sono le due gemelle di Indivisibili, il film italiano del momento
Del dopo-Venezia, Indivisibili di Edoardo De Angelis è stato lo strascico polemico: non selezionato e passato a margine, nelle Giornate degli autori, lo hanno voluto i festival di Toronto e Londra (dove passa oggi e domani). Mentre, secondo Paolo Sorrentino, sarebbe stato il film giusto per rappresentare l’Italia agli Oscar.
Bella storia asciutta e dura di degrado, ribellione e crescita («Favola neogotica», secondo gli inglesi), realistica e metaforica nel contempo, Indivisibili deve tanto alle protagoniste, Angela e Marianna Fontana, diciottenni gemelle di Casapesenna (Caserta): sono loro le indivisibili del film, le canterine sorelle siamesi Viola e Dasy. Interprete e personaggio quasi si confondono in una prova che è (anche) un tour de force.
Le abbiamo trovate che stavano per andare a prendere l’aereo per Londra: elettrizzate. Rispondono alle domande alternandosi in modo quasi automatico a seconda dell’argomento. Uguali eppure diverse. «Come i nostri lineamenti», dicono in simultanea. «Abbiamo una forte simbiosi mentale: le stesse passioni e sogni fin da piccole. Con qualche diversità, però, nel carattere e nei gusti».
Studentesse al Conservatorio di Napoli, concordi nello scegliere una specializzazione insolita come il canto jazz, una ha poi preferito il piano come strumento facoltativo, l’altra la chitarra. «Il rapporto tra Viola e Dasy è ovviamente più esasperato, ma ci hanno fatto capire meglio quanto noi si abbia in comune. E ci ha unite maggiormente». Ma anche sottolineato i reciproci segni di diversità, che sono poi gli stessi dei personaggi.
Tant’è: ai provini sono state loro a scegliere la sorella che avrebbero interpretato. «Perché un po’ ci somigliano: io più decisa e impulsiva, chiacchierona come Dasy; Angela dolce, sensibile e riflessiva come Viola. Edoardo ha concordato».
Non era la prima volta che incontravano il giovane regista: a 16 anni erano state provinate per un corto. Non erano state scelte, ma un ponte si era creato. In quell’occasione avevano anche avuto in dono una borsa di studio di recitazione. Così, quando De Angelis è tornato per Indivisibili, avevano tutto: la voce e la naturalezza sotto i riflettori. «Cantare è stata la cosa più semplice: abbiamo solo dovuto studiare lo stile e le movenze dei neomelodici. A Napoli chi non li conosce, con quelle macchinone e le corti di ammiratori?».
Più difficile imparare a muoversi in sincronia. «Anche nelle scene più difficili siamo noi. Nessuna controfigura. Nessun effetto digitale». Solo, nelle scene in cui si vede l’anca congiunta delle siamesi, un’imbracatura strettissima e cinque ore di trucco. «Dolorosa, ci aiutava a capire la loro sensazione di costrizione. Una cosa su cui abbiamo lavorato per mesi: per imparare a muoverci, correre, sederci insieme. Anche i movimenti più insignificanti diventano complessi». La scena più difficile? «Quella in motorino: anche perché Marianna non ne ha mai portato uno». La più scioccante? «Il tuffo dalla barca: nel mare vero, al buio». Senza mai un’esitazione. «Siamo testarde: quando decidiamo una cosa, non ci tiriamo indietro».
La loro vita – raccontano – è stata quella di ogni adolescente amata e seguita dai genitori, e da loro sostenuta. Figlie di un imprenditore agricolo, Casapesenna è a pochi chilometri dal cuore nero della Campania camorrista e dalla terra dei fuochi, Castel Volturno (dove il film è ambientato) e Casal di Principe. «C’è tanta desolazione e abbandono, ma anche tanta voglia di cambiamento e riscatto», dice Marianna.
Nei prossimi mesi, Conservatorio e cinema a parte (Angela, da sola, ha già girato un altro film, I due soldati di Marco Tullio Giordana), le aspetta un grande salto: andare a vivere da sole a Napoli. «È la filosofia di Edoardo e del film: ogni scelta di crescita comporta il taglio di un pezzo di sé. Nel nostro caso è il cordone con la famiglia. Noi siamo pronte».