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 2016  ottobre 02 Domenica calendario

Il Bitcoin può funzionare senza l’ausilio di una autorità centrale?

La storia recente del denaro è stata lacerata da Nixon nel 1971 con il ritiro della convertibilità internazionale del dollaro in oro. Tanto cercata quanto attesa, quella scissione della storia detonò ugualmente nelle stanze dei bottoni come un nietzscheano “Dio è morto” in una canonica di campagna.
Ben più silenziosa, e proprio nel giorno dei morti del 2008, fu la comunicazione, in una mailing list cyberpunk, di Satoshi Nakamoto: I’ve been working on a new electronic cash system that’s fully peer-to-peer, with no trusted third party.
Era nato Bitcoin, anche se si dovette attendere il 3 gennaio 2009 per assistere all’estrazione della prima pepita d’oro digitale che voleva vendicare l’affronto di Nixon. Va sotto il nome di genesis block e porta in sé, come prova esadecimale temporale e incorruttibile, il riferimento al titolo in prima pagina di The Times di quello stesso giorno: Chancellor on brink of second bailout for banks.
In tantissimi oggi stanno disperatamente cercando di separare il corpo dallo spirito, Bitcoin dalla Blockchain. Ma lo spirito di Bitcoin È la Blockchain e rimarrà per sempre in quell’annuncio nel giorno dei morti e in quella marca temporale nel giorno della nuova tentazione della Banca Centrale Inglese.
Uno e trino: Immutabile, Trasparente e Distribuito.
Non esiste Blockchain senza immutabilità delle transazioni passate, perchè nessuno può cambiare il passato senza rovinare se stesso insieme agli altri. Come nell’eterno ritorno dell’uguale: una volta, o è per sempre, oppure non è nulla.
Non esiste Blockchain senza trasparenza di tutte le transazioni, della prima come dell’ultima. Solo gli attori delle transazioni sono (pseudo)protetti: si dice il peccato, non il peccatore. Viceversa sarebbe delazione.
Non esiste Blockchain senza controllo distribuito. Può anche essere che Dio non giochi a dadi, ma la Blockchain si. Così come nel gioco dei dadi il risultato del prossimo lancio non ubbidisce a nessuno, perchè ogni numero ha sempre la stessa probabilità di uscire di tutti gli altri, anche il controllore delle transazioni di Bitcoin è scelto dal caso e nessun umano è ancora riuscito a sottometterlo. E forse questo il motivo per cui in tanti si ostinano a voler separare la Blockchain da Bitcoin? Se la democrazia rappresentativa è la peggiore forma di governo possibile con l’eccezione di tutte le altre forme già sperimentate, neppure Churchill si stupirebbe se un giorno potesse vedere la distribuzione discreta uniforme, su cui si basano Bitcoin e l’intera criptografia, contaminare nuove forme di governo e di controllo.
Fa una certa impressione vedere paesi senza governo da mesi, come la Spagna, crescere il triplo dell’Italia, cosa che in passato fece anche il Belgio. Molti ritengono che il merito della crescita della Spagna non sia dell’assenza di governo, come l’anti-politica populista vorrebbe far credere, ma di chi aveva precedentemente definito le nuove regole prima di perderne la guida. Che la ragione sia l’una o l’altra, la percezione dell’efficacia e dell’efficienza delle istituzioni centralizzate non ne esce certo rinforzata.
Nakamoto, sfruttando caso e incentivazione economica, ha dimostrato di poter risolvere il problema del controllo di ciò che è considerato vero o falso dalla maggioranza nel contesto delle transazioni peer-to-peer, senza bisogno di un’autorità giudicante centrale, cosa fino a quel momento considerata impossibile. Bitcoin ha aggiunto alla storia dell’uomo uno di quegli scatti in avanti ottenuti attraverso il coraggioso superamento dei divieti di infrangere proibizioni dettate dalle consuetudini umane cementatesi con il tempo nel suo immaginario collettivo. Altri tabù verranno superati.