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 2016  ottobre 04 Martedì calendario

Il Sole 24 Ore crolla in Borsa. La poltrona del direttore è meno solida

Crollano del 10% le azioni de Il Sole 24 Ore al termine di una giornata difficilissima. Il titolo è stato sospeso più volte perché le quotazioni cadevano nel vuoto. Alla fine è stato trovato il punto di equilibrio a 0,45 centesimi. Le prospettive, però, sono tutt’altro che incoraggianti. Il gruppo ha perso 50 milioni solo nei primi sei mesi di quest’anno portando a 300 il saldo complessivo degli ultimi sette. Un bilancio che avvicina molto il rischio della bancarotta. Non a caso il consiglio d’amministrazione ha messo in dubbio la capacità della casa editrice di continuare a funzionare.
L’uscita di cinque consiglieri (fra cui il presidente Giorgio Squinzi) apre scenari tutti da esplorare. La poltrona del direttore Roberto Napolitano appare molto meno solida di una settimana fa. Si moltiplicano le voci sui possibili successori (Daniele Manca o Dario Di Vico, firme eccellenti del Corriere della Sera?). Difficile, però, trovare un successore credibile senza prima aver definito un percorso di risanamento. Tanto più che neanche il quadro manageriale appare del tutto definito: l’amministratore delegato Gabriele Del Torchio è stato ricoverato per un problema al cuore (pare).
Potrà tornare al suo posto? Carlo Robiglio alla presidenza e Luigi Abete vice offrono in questo momento una garanzia di stabilità. È chiaro, però, che la palla è in mano al presidente di Confindustria Vincenzo Boccia che, al momento, sembra intenzionato a tenere il quotidiano nell’orbita consortile. Secondo le indiscrezioni l’evidenza di una perdita così elevata a metà esercizio si inquadra in un complessivo regolamento di conti all’interno della confederazione. Da una parte quelli che vorrebbero il giornale sempre più indipendente dal sistema Confindustria e altri invece che non vogliono un futuro diverso. Non a caso nei mesi scorsi si era parlato della possibile fusione tra il Corriere e il Sole. Ipotesi più volte smentita. Oggi, con l’arrivo di Urbano Cairo, è ancora più remota.
C’è un problema insuperabile: chi mette i soldi per l’aumento di capitale della cassa editrice? In assenza la continuità aziendale diventa zoppicante. Emma Marcegaglia, presidente della Luiss si è chiamata fuori: l’università non scucirà un centesimo (ammesso che avesse le disponibilità per farlo). Il sistema Confindustria come tale non sembra in condizione di reggere lo sforzo. L’uscita di grandi contributori, come la Fiat ha indebolito il conto economico. Oggi i pivot dell’associazione sono gli ex gruppi pubblici a cominciare da Eni ed Enel. Far arrivare finanziamenti da questa direzione senza suscitare polemiche è praticamente impossibile.
Boccia, ovviamente è costretto dal ruolo a difendere la trincea. Ci riuscirà? Difficile da credere. Il Sole 24 Ore in anni lontani è stata la cassa cui la proprietà affondava le mani per pagare la struttura di viale dell’Astronomia. Dopo la quotazione in Borsa il cordone si è molto allentato. Che oggi una Confindustria profondamente spaccata metta le mani al portafoglio è solo fantascienza. Né vale la pena perdere tempo con i piani industriali che spesso sono solo libri dei sogni. Il giornale ha bisogno di un editore che ci metta i soldi. Il resto è chiacchiera.