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 2016  ottobre 04 Martedì calendario

James Lovelock, il maestro dei catastrofisti, ha cambiato idea

Dieci anni dopo, riconosce che il suo fu «fervore allarmista». «Non penso che corriamo pericoli nell’immediato», dice adesso James Lovelock, lo scienziato che nel 2006, con il libro «La rivolta di Gaia», scommise sulla fine della Terra a causa del surriscaldamento globale.
Il riferimento è alla previsione apocalittica che trasformò Lovelock nel beniamino dei catastrofisti, seguaci del global warming. «All’epoca ero convinto che le emissioni di anidride carbonica prodotte dagli uomini avrebbero portato a un aumento delle temperature insostenibile per il pianeta o quantomeno per la nostra sopravvivenza. Pensavo che Gaia non avrebbe tollerato il nostro impatto, che ce l’avrebbe fatta pagare».
Addirittura, lo scienziato profetizzò che i pochi scampati al disastro sarebbero stati costretti a trasferirsi nell’Artico per continuare a vivere. «Prima della fine di questo secolo, miliardi di noi moriranno e le ultime persone che sopravvivranno si troveranno nell’Artico, dove il clima resterà tollerabile», lanciò l’allarme Lovelock dalle colonne del quotidiano The Independent. Solo un miliardo di persone sarebbe sopravvissuto agli effetti del riscaldamento globale.
Invece no: Gaia sta benone. Certo, «per evitare che la Terra diventi insostenibilmente troppo calda, è necessario ridurre le emissioni» di CO2, l’anidride carbonica. Però con l’accordo Cop21 raggiunto a Parigi lo scorso dicembre, i governi hanno «dimostrato che siamo in grado di prendere la questione del clima davvero sul serio». In fondo, ammette Lovelock, che a luglio ha compiuto 97 anni, «se le mie previsioni fossero state valide, avremmo già fatto una brutta fine. Invece ho constatato che negli anni successivi al mio libro la temperatura rimaneva tutto sommato costante». Al punto che oggi lo scienziato è tutt’altro
che pessimista: «Non sono particolarmente preoccupato. Dal punto di vista climatico non vedo svolte paragonabili alla rivoluzione industriale di 300 anni fa. Ho fiducia che risponderemo alla sfida: siamo gli animali più resistenti».
Del resto, osserva Lovelock conversando con il Guardian, perché abbandonarsi all’ansia se Singapore, dove pure la situazione attuale è due volte e mezzo superiore alle sue pessimistiche previsioni, «resta una delle città più desiderabili in cui vivere?».
La retromarcia è totale. Oggi quei modelli che nel 2006 lo resero famoso, diventano improvvisamente «non affidabili». E chi si ostina a prevedere ciò che accadrà da qui a «cinque, dieci anni, è un idiota».
Lo scienziato ne ha anche per i movimenti politici che hanno cavalcato le sue teorie: «Si sono comportati in modo deplorevole. Bisognava essere più attenti: la natura umana è quella che è, ma la cosa è stata esagerata a dismisura».
Così si è rivelata una battaglia senza senso quella contro l’energia nucleare: «Le energie rinnovabili non basteranno mai, non saranno mai sufficienti. Gli ambientalisti sostengono cause perse».