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 2016  ottobre 04 Martedì calendario

Vita e opere di Federico Pizzarotti

È da quattro anni che Federico Pizzarotti spariglia carte tra Parma e Roma e l’etichetta di outsider – non solo del M5S – è da sempre quella che più gli si addice. A partire dal maggio 2012, quando neppure quarantenne (compie fra tre giorni 43 anni) e con un curriculum di tecnico elettronico sbaragliò al ballottaggio, con il 60% delle preferenze, un politico di centrosinistra di lungo corso come Vincenzo Bernazzoli (dopo esser stato doppiato al primo turno). A digiuno totale di gestione della res publica, il primo sindaco grillino italiano di un capoluogo si è trovato tra le mani una città commissariata, stremata da vicende giudiziarie (dal crac Parmalat al fallimento del Parma Calcio fino all’arresto per corruzione dell’ex sindaco Pietro Vignali) e alle prese con un buco nei conti di oltre 800 milioni di euro.
Ed è proprio sulle politiche di bilancio che la giovane giunta Pizzarotti (perlopiù quarantenni prestati alla politica) ha fatto le scelte più impopolari, pagando un prezzo altissimo in termini di consensi: tariffe al massimo e servizi pubblici al minimo. Ricetta troppo semplice per raddrizzare i conti, è l’accusa che gli ha sempre mosso l’opposizione di sinistra (estromessa dalla guida di Piazza Garibaldi dal 1998, con l’arrivo di Elvio Ubaldi, ex Dc) di fronte a «pressione fiscale alle stelle, tariffe troppo alte e un avanzo di amministrazione – 41 milioni di euro – mostruoso. Di troppo rigore si muore».
Rischio (di morire) che l’amministrazione Pizzarotti non sembra proprio correre, anche perché non esistono alternative forti nei vecchi partiti della città ducale. Ma il malcontento per le sue scelte draconiane ha portato più volte i parmigiani in piazza, ricorda la Cgil. Che dopo l’avvio difficile di dialogo con il sindaco (accusato spesso, seppur grillino, di scarsa trasparenza e autoreferenzialità) ha ricucito nell’ultimo anno – in parallelo all’allontanarsi dal Movimento romano – un proficuo rapporto di collaborazione sfociato in tre accordi di pax sociale (su appalti, concessioni gas e tutela anziani).
La comunità locale, al pari di Grillo, non gli perdona però la vicenda dell’inceneritore Iren, che in campagna elettorale Pizzarotti promise di chiudere. Invece è ancora lì che brucia. Poco. Perché per farlo lavorare al minimo “Pizza” ha imposto ai parmigiani uno sforzo improbo nella raccolta differenziata, «un incubo per orari e regole di ritiro», confermano le associazioni imprenditoriali, spiegando il perché dei sacchetti di immondizie abbandonati per strada, in pieno centro. Se la gestione manichea dei rifiuti mina l’immagine di Parma, fresca del riconoscimento Unesco di “città creativa per la gastronomia” e sede dal 2002 dell’Efsa (l’autorità europea per la sicurezza alimentare), le scelte dell’ex grillino sulla viabilità rischiano di paralizzarla. È unanime il coro di cittadini che chiede un dietrofront alla Giunta sulle scelte ecologiste, perché tra sensi unici e corsie riservate ai bus il traffico è quotidianamente in tilt. Restano ancora da risolvere i nodi infrastrutturali Tibre (il collegamento A15-A22) e aeroporto (il Verdi è atrofizzato da anni) ma Pizzarotti ha tempo, visto che il bis con una lista civica pare ora quasi scontato.