ItaliaOggi, 4 ottobre 2016
VitaCola e birra. I 28 i prodotti tipici che sono sopravvissuti alla Ddr
Ieri, festa nazionale in Germania, Tag der Einheit, il giorno dell’unità, a 27 anni dalla caduta del Muro. Qualcuno avrà brindato in quella che era Berlino Est e nelle regioni della ex Ddr con il Rotkäppchen, Cappuccetto Rosso, il Sekt, lo spumante prodotto nella Germania comunista.
Per nostalgia, non per ideologia. Si rimane attaccati alle piccole cose della nostra infanzia e giovinezza, i dischi a 78 giri, l’Idrolitina, l’acqua con le bollicine fatta in casa. E io mi chiedo perché siano introvabili le Life Savers, le caramelle con il buco. Le prime me le regalò un soldato americano di colore appena sbarcato in Sicilia.
Lo spumante marxista è stato il mio incubo da giornalista, quando andavo all’Est. Me lo offrivano ai ricevimenti ufficiali, e i privati che intervistavo a casa loro. Perfino gli oppositori del regime. È dolciastro, ma a loro piace così. Anche all’Ovest, ed è infatti uno dei pochi prodotti tipici dell’Est sopravvissuti alla riunificazione. Gli altri, con poche eccezioni, spazzati via. Qualcuno era anche buono, ma le ditte sono state comprate dai concorrenti dell’Ovest con più mezzi, o costrette al fallimento. È il tema del film Good Bye, Lenin!
Lo spumante che fu della nomenklatura, secondo un sondaggio, è conosciuto oggi dall’87% dei Wessis, i tedeschi dell’Ovest. Ma il «Cappuccetto Rosso» non è un prodotto comunista, risale al 1856, quando ancora non esisteva una Germania. L’anno scorso se ne sono venduti 114,9 milioni di bottiglie, ha conquistato oltre il 37% del mercato delle bollicine. Un successo dovuto al fatto che appartiene alla Mumm, società dell’Ovest, a sua volta acquistata dalla canadese Seagram. Con le sue forze non ce l’avrebbe mai fatta, Cappuccetto rosso si è lasciata mangiare dal cattivo lupo capitalista.
Secondo la ricerca condotta dall’Istituto di marketing di Erfurt (Imk), sono 28 i prodotti tipici della ex Ddr ancora in commercio, ma sopravvivono in nicchie locali, di rado sono acquistabili fuori dalla loro regione. La Vita Cola, l’imitazione della Coca-Cola o della Pepsi, nacque nel 1957, perché la Germania Est non aveva valuta per comprare quel prodotto degli imperialisti a stelle e strisce. I giovani la bevevano per sentirsi un poco occidentali, e veniva imbottigliata in ben 200 centri in tutto il paese. Oggi la bevono ancora solo in Turingia. Probabilmente gli stessi ex giovani.
È stato più facile solo per le birre: la Köstritzer è conosciuta dal 67% dei consumatori, anche a Colonia, a un passo dal Belgio. La Radeberger perfino dal 77%, la Hasseröder dal 72. A quanto pare, perché hanno un gusto che le rivali capitaliste non sono riuscite a imitare. I würstel della Turingia erano tra i pochi prodotti che piacevano ai Wessis, gli occidentali, ai tempi del Muro, e se li facevano spedire da amici e parenti oppressi dal regime. Ma non erano una prova della supremazia ideologica dell’Est. Come i nanetti da giardino prodotti nella stessa regione: oggi sono sempre i migliori ma costano il triplo delle imitazioni polacche.
La senape Bautz’ner è conosciuta dal 48% dei consumatori, ma il dato non corrisponde alle vendite. Rimane un prodotto locale, come la Spee Waschmittel, un detersivo, che ricorda qualcosa a meno del 50% dei tedeschi, o la Florena, cosmetici prodotti in Sassonia. Un tempo venivano esportati anche in Russia, dominavano il mercato del blocco sovietico, oggi li usano ancora con ostinazione nostalgica poche signore in pensione.