Il Giornale, 4 ottobre 2016
La lezione di Lehman per salvarsi dalla Deutsche
Diciamo subito che il fallimento di Deutsche Bank non è affatto probabile perché la Bce la include tra gli istituti «sistemici» che non possono essere lasciati fallire per evitare disastri come quelli provocati dal crac Lehman Brothers. Tuttavia, in caso di una crisi bancaria nella zona euro, la Bce può contare su un insieme di misure che prevedono, in casi estremi, l’avvio della cosiddetta «procedura di risoluzione». Misure (tra le quali il bail in) che potrebbe essere richiesta a Deutsche Bank per risanarsi il più rapidamente possibile senza passare dal fallimento. Gli azionisti Lehman dopo il crac persero l’intero capitale mentre gli obbligazionisti dovettero scegliere tra svendere sul mercato i bond a 20-25 dollari (rispetto a 100 di nominale) o mantenerli nella speranza che la procedura fallimentare recuperasse denaro per liquidarli. Nella procedura fallimentare negli Usa, Lehman ha attinto anche ai bond subordinati emessi dalle sue filiali estere, Italia compresa. Vediamo allora che cosa rischiano in concreto le famiglie italiane e i piccoli risparmiatori che hanno investito in Deutsche Bank.
C’è l’antidoto dei piani di accumulo
e degli Etf ma ci vuole un esperto
La procedura di bailin (il cosiddetto «salvataggio interno») prevede che il capitale dell’istituto di credito in crisi venga ricostituito tramite l’assorbimento delle perdite alle quali concorrono, in primis, le azioni che potrebbero subire una riduzione, anche totale del proprio valore. Quindi, se ci fosse un bail-in, gli azionisti di Deutsche Bank vedrebbero azzerato il valore del loro investimento. Tutti gli altri risparmiatori che più in generale hanno investito in Borsa (tramite azioni, Etf e fondi azionari o gestioni patrimoniali azionarie) devono invece ricordare che il crac Lehman provocò ingenti perdite sui listini azionari (fino al -45% in pochi mesi). Chi vuole limitare gli impatti negativi di una ipotetica «procedura di risoluzione» di Deutsche Bank, dovrebbe quindi ridurre l’esposizione in Borsa oppure, tramite il consulente di fiducia, investire in Etf e certificati a leva di tipo «short» (cioè «ribassisti») che permettono di guadagnare sui ribassi di Borsa e quindi di proteggere il proprio portafoglio azionario. In questo modo il potenziale calo degli indici azionari si traduce in un guadagno che permette per l’appunto di arginare le perdite del portafoglio investito in Borsa che non si vuole dismettere. Coloro che invece hanno attivato un piano di accumulo (Pac) devono assolutamente proseguire i versamenti che possono beneficiare al meglio delle ampie oscillazioni di mercato in uno scenario di instabilità delle Borse.
Come trovare la «mina» tedesca nascosta nel proprio portafoglio
I fondi comuni e gli etf emessi da Deutsche Bank hanno le stesse caratteristiche di tutti i prodotti del risparmio per il pubblico retail che rispettano le regole europee Ucits. Queste ultime stabiliscono precisi parametri affinchè i prodotti siano autorizzati al collocamento presso il piccolo risparmiatore. Come quello di garantire la massima trasparenza in termini di informazione riguardo agli investimenti in portafoglio e alla liquidabilità dei titoli acquistati. Ma, soprattutto, etf, fondi comuni e sicav, beneficiano della massima separatezza del patrimonio in gestione rispetto alla banca. Questo è garantito dalla presenza della banca depositaria, un istituto indipendente (rispetto alla società di gestione e alla banca) che assicura che tutte le operazioni (in entrata e in uscita negli etf e nei fondi) siano perfettamente lecite e rispettose dei regolamenti di gestione: la banca depositaria consente di tenere distinti e separati il patrimonio di etf e fondi da quelli della banca che non può quindi utilizzarlo per colmare il decifit di capitale né in caso di «procedura di risoluzione» nè in caso di fallimento. Per scoprire l’eventuale presenza di titoli Deutsche bBank (azioni o obbligazioni) nei portafoglio dei fondi sottoscritti si può consultare l’ultima scheda mensile del fondo (in gergo tecnico: factsheet) disponibile nel sito della casa d’investimento o in siti specializzati (come www.fundinfo.com) nella quale sono indicati, tra gli altri, i primi 10 investimenti più importanti in portafoglio e consultare il consulente di fiducia.
Per sapere se il prestito è garantito
bisogna controllare il codice «Isin»
Nel caso scattasse un bail-in su Deutsche Bank, le norme prevedono che qualora non fosse sufficiente azzerare le azioni per assorbire le perdite emerse, sarebbero coinvolti anche gli altri strumenti finanziari emessi dall’istituto tedesco: in rapida successione le azioni di risparmio, le obbligazioni convertibili, i titoli subordinati senza garanzia, i crediti non garantiti e le obbligazioni bancarie non garantite. Va detto che Deutsche Bank, contattata da «Il Giornale», precisa che non colloca bond subodinati del gruppo tramite la propria rete di vendita ai piccoli risparmiatori italiani. Ma il mercato libero dei capitali permette di acquistare obbligazioni anche sul cosiddetto «mercato secondario» e chi ha comperato obbligazioni Deutsche bank e volesse sapere se sono o meno garantite, deve quindi verificare la ricevuta rilasciata dalla propria banca in fase di sottoscrizione o di acquisto: a fianco del codice «Isin» che permette di identificare in modo univoco il titolo, viene infatti indicato se si tratta di un’emissione subordinata. Un problema che, al contrario, non hanno tutti i possessori di fondi obbligazionari che potrebbero risultare investiti in titoli Db. Loro, infatti, non devono preoccuparsi più di tanto in quanto il peso che questi titoli hanno nei fondi è inferiore all’1 per cento. E, come si è visto nel caso dei fondi investiti in bond Lehman Brothers, i risparmiatori non hanno subito particolari perdite.
Se i coniugi hanno un conto cointestato saranno garantiti fino a 200mila euro
Tutti i titoli (azioni, obbligazioni, etf, fondi, derivati, certificati di deposito) che risultano nel deposito titoli non possono essere oggetto di rivalsa della banca né in caso di «procedura di risoluzione» nè in caso di fallimento: costituiscono proprietà del cliente e sono espressamente esclusi dal bail in. Nel caso di titoli azionari e obbligazionari Deutsche Bank valgono le regole viste sopra. Nella procedura di bail-in non rientrano le disponibilità dei clienti custodite presso la banca: le cassette di sicurezza e i loro contenuti non sono quindi coinvolti. Il meccanismo del bail-in prevede inoltre che, solo nel caso in cui l’azzeramento delle azioni e delle obbligazioni subordinate e non garantite della banca non siano sufficienti a risanare la situazione dell’istituto in crisi oggetto della procedura di risoluzione, si possa attingere pure ai depositi dei correntisti. Ma, anche in questo frangente, fino a 100 mila euro per depositante (includendo conti correnti, conti deposito vincolati e non vincolati, libretti di risparmio, assegni circolari e certificati di deposito nominativi) il risparmiatore non subirà alcuna decurtazione o penalità. Oltre la soglia dei 100 mila euro, invece, i depositi vengono coinvolti automaticamente. Nel caso di un conto cointestato a due persone (moglie e marito oppure padre e figlio) l’importo massimo garantito è 200 mila euro, 100 mila euro per ogni intestatario. Nel caso di due conti intestati alla stessa persona presso Deutsche Bank l’importo garantito resterebbe comunque pari a 100 mila euro.