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 2016  ottobre 04 Martedì calendario

Migranti, Orban vuole comunque cambiare la Costituzione

Dopo il referendum sul si o no ai migranti in Ungheria, che non ha raggiunto il quorum necessario del 50% ma che ha raccolto una percentuale plebiscitaria, vicina al 100%, di no, il premier conservatore Viktor Orban, promotore della consultazione, ha annunciato che metterà mano alla Costituzione per accogliere la volontà espressa dagli ungheresi al voto. Orban ha detto ieri in Parlamento che presenterà una modifica della Costituzione «nello spirito del referendum», per impedire che l’Ungheria – come prevede ora il sistema delle quote Ue sia costretta ad accogliere migranti anche senza il placet del Parlamento magiaro. Per una modifica costituzionale serve una maggioranza di due terzi, che il partito di Orban, Fidesz (Alleanza dei giovani democratici), attualmente non ha, ma solo per un paio di voti.
IL QUESITO
Circa 8,3 milioni di ungheresi erano chiamati domenica a rispondere a un solo quesito: «Volete che l’Ue imponga anche senza l’approvazione del Parlamento l’insediamento obbligatorio di cittadini non ungheresi in Ungheria?». Solo il 43% è andato a votare, sotto dunque il quorum del 50% necessario perché il referendum fosse valido, ma il 98,3% ha votato no: 3,3 milioni di ungheresi. Quindi, al di là del flop giuridico del referendum, per Orban una vittoria politica considerevole. Così infatti il premier l’ha presentata con enfasi all’indomani del voto. L’opposizione di sinistra e organizzazioni indipendenti avevano sollecitato a non andare a votare o a votare nullo. Per il sì non aveva fatto campagna nessuna forza politica significativa. I voti validi per il sì sono stati 55.555 (1,7%), le schede nulle 223.252 (6,3%).
«Abbiamo raggiunto l’obbiettivo ha detto Orban in Parlamento. Ora sappiamo cosa vogliono gli ungheresi sull’immigrazione di massa». Questa volontà sarà ancorata nella Costituzione, ha annunciato. Con il referendum l’Ungheria ha messo in discussione il sistema delle quote dell’Ue.
IL PARTITO JOBBIK
L’analisi del voto indica che l’affluenza è stata maggiore nel nord-ovest del Paese (sopra il 50%), roccaforte del partito governativo Fidesz, e bassa a Budapest (39%). La maggiore affluenza si è avuta nel paese di Orban, Felcsut (64%), dove non ci sono stranieri, e a Vamosszabadi vicino Györ, dove si trova da anni un centro profughi (58%).
Dall’opposizione, il leader del partito di estrema destra Jobbik, Gabor Vona, ha attaccato Orban accusandolo di avere indebolito la posizione dell’Ungheria in Europa. Il referendum è fallito, «si deve dimettere» o scusarsi. Jobbik, che cerca di sbarazzarsi dell’immagine di partito neonazi, xenofobo e antisemita, è una temibile concorrenza a destra per Fidesz e proprio per questo il referendum è stato letto come uno strumento tattico di Orban per coprirsi il fianco destro. Anche Jobbik aveva fatto campagna per il no al referendum.
A Bruxelles ci si è limitati a dire di prendere atto del referendum, che comunque non ha valore giuridico per la Ue. Nella vicina Austria, il cancelliere socialdemocratico, Christian Kern, ha detto che l’esito del referendum non cambierà la politica di migrazione europea.