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 2016  ottobre 04 Martedì calendario

Michele Santoro domani torna su RaiDue

«Mi piacerebbe  fare un format nuovo, chiudendo in una stanza Renzi e Grillo» dice Michele Santoro. «Lo chiamerei “La soluzione”: farei vedere le fasi salienti del confronto, ma alla fine, quando l’avranno trovata, per far capire come ci sono arrivati». È solo una delle cento idee del giornalista, che torna domani su RaiDue con Italia: appare emozionato, mentre presenta il programma in Rai. «Sono molto felice di essere tornato senza aver adoperato gli strumenti giudiziari come l’altra volta», dice sorridendo, «sono andato via due volte ma sono un figlio della Rai». La formula di Italia (quattro puntate) è quella del docufilm seguito dal confronto in studio. Di tv in piazza non si parla più: «È troppo costosa». Nella prima puntata, “Tuttiricchi” (firmata da Francesca Fagnani e Michela Farrocco) tra Ibiza e Dubai, gli ospiti sono Flavio Briatore, il sindaco di Milano Beppe Sala e quello di Napoli, Luigi De Magistris. Alla fine del ciclo, “M” due speciali «in cui si fondono cinema tv e inchiesta».
Che significa oggi servizio pubblico? Per Santoro «quello che il mercato non fa, mettere il potere alla prova: voglio creare disordine, innovare il linguaggio. Quando il figlio di Riina va da Vespa non lo considero fuori dal tema del servizio pubblico anche se solleva critiche; il programma sui giovani ricchi che crea indignazione, ci sta. Quello che non serve a niente è ciò che non genera discussione». A proposito delle difficoltà dei programmi d’informazione, il giornalista cita La7 facendo riferimento ai «colleghi della diaspora» (Floris, Gruber...
ndr) e ricorda che «le trasmissioni che vanno bene sono quelle che hanno un imprinting Rai».
Poi la stoccata a Urbano Cairo: «Adesso Cairo vuole anche il canone dopo aver preso i soldi di Telecom per fare programmi che non ha mai fatto e aver ridotto la portata della rete. Vuole il canone così si compra anche Repubblica oltre al Corriere della sera».
Santoro ebbe otto milioni di spettatori con Berlusconi ospite. «Quando venne a Servizio pubblico e spolverò la sedia fece un gesto pazzesco. Mi chiamò Celentano dieci minuti dopo la fine del programma e mi disse: “Quest’uomo non può governare il paese”, l’indomani tutti a dire che Berlusconi era un genio. All’ex premier ho sempre esposto le mie critiche in maniera spietata ma ho avuto grande rispetto personale. Se poi mi chiedete se è stato uno statista la mia risposta è no».
Spiega: «È demenziale dire che i talk show sono morti. Ma non può esserci solo la tv degli ospiti, frammentata, a pezzi. Ci vuole anche un altro tipo di racconto che dia un senso. Oggi il conduttore che fa più ascolto è Renzi quando va nelle trasmissioni scomode. Il premier ha capito che “quando si espone al male” gli ascolti salgono perché la gente vuole vedere il potere messo alla prova». Sul referendum non si pronuncia: «Non so per chi voterò, e poi» dice rivolto al direttore di RaiDue Ilaria Dallatana «vige la regola della par condicio per cui i conduttori Rai non possono esprimersi, vero? Come autore un dibattito sul “sì” o sul “no” non mi appassiona, ma se mi chiedessero di fare una trasmissione la farei». E il progetto sfumato con Bianca Berlinguer?: «Siamo amici e siamo rimasti amici. Se chiami un architetto per avere un’idea è una cosa, ma se lo chiami e poi il progetto vuoi disegnarlo tu, è un’altra. Io i progetti sono abituato a firmarli».