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 2016  ottobre 04 Martedì calendario

Quei 28 dossier inevasi che presto paralizzeranno Roma

La corsa del Comune di Roma per salvare la capitale d’Italia dal default a causa di un bilancio appesantito da miliardi di debito si fa sempre più affannosa ed ha appeso al collo il macigno di 28 dossier inevasi, che erano stati preparati dall’ex assessore al bilancio Marcello Minenna. Dimissionario dal primo settembre scorso, Minenna aveva preparato un cronoprogramma degli interventi necessari per portare Roma fuori dal gorgo finanziario che potrebbe trascinarla verso l’insolvenza. Una tabella che prevedeva di mettere una toppa ai buchi di Atac e Ama, di fare pulizia di poste di bilancio inesistenti, di mappare il patrimonio immobiliare, di aprire canali di dialogo con il Tesoro, la Cassa Depositi e Prestiti e le banche. La marcia di quei 28 dossier si è arrestata. E con i suoi collaboratori in Consob, dove è rientrato ponendo fine all’aspettativa, Minenna si sfoga: «La mia permanenza lì non aveva più senso, era iniziato un regolamento di conti insensato». È la cronaca delle settimane scorse a fornire l’identità di quelli che hanno combattuto nei corridoi e nelle segreterie: «Marra, Romeo, Frongia…li ho conosciuti, li ho visti. Non posso pensare che non capiscano la situazione – racconta ancora Minenna – quindi debbo pensare altro: e rilevare che in questi mesi tutta l’attività che era stata affidata a me si è risolta in una paralisi provocata da beghe e impicci». Una paralisi che – commenta amaro in privato rischia di portare Roma al baratro».
I CONTI IN ROSSO
Il primo punto da affrontare è la gestione del debito. Nel cronoprogramma si prevedeva di riavviare le interazioni tecniche con il Ministero dell’Economia per far acquisire a Roma di spazi di spesa a copertura del bilancio corrente. Il termine era inizio settembre, la data è trascorsa inutilmente. «Eppure – racconta Minenna – le premesse erano state poste. Ci presentavamo con un progetto di finanza pubblica in pareggio anziché in dissesto, il che avrebbe permesso di avere notevoli fondi». Il ritardo mette in forse risorse fresche per 230 milioni di euro.
IL DEBITO ALLE STELLE
A luglio era stato raggiunto un obiettivo importante: superare le verifiche del tavolo interistituzionale di palazzo Chigi, con il riconoscimento della capacità di Roma a gestire la propria posizione debitoria. Il passo successivo era però rappresentato dalle azioni di rientro, che riguardavano anche la revisione delle partite correnti e l’individuazione delle poste dormienti. Anche qui il meccanismo si è inceppato. All’inizio di settembre dovevano partire le azioni per recuperare 70 milioni dalle poste fantasma, e dirottarle verso altri investimenti. «Bisognerà tornare a Palazzo Chigi – ammonisce Minenna – e da agosto ad oggi il clima politico non è certo migliorato, per cui il dialogo magari sarà più difficile».
IL DISSESTO DELL’ATAC
Anche gli interventi per il capitolo trasporti sono rimasti lettera morta, nonostante la municipalizzata che gestisce metropolitana e bus sia uno dei capitoli più dolenti nella vita della capitale. Non è andato avanti infatti il dialogo con le banche, che serviva per varare un nuovo piano industriale e raccogliere disponibilità finanziaria: erano in ballo 50 milioni. Senza regìa politica anche il progetto per contrastare l’evasione tariffaria, copiandolo dal modello Londra (biglietto elettronico). «In tutto questo tempo non è stato fatto più nulla», si rammarica Minenna.
IL CASO AMA
Anche per la raccolta rifiuti, emergenza principe della capitale, si sono perse occasioni. Il cronoprogramma prevedeva di rivedere con le banche entro novembre – ormai alle porte – i contratti derivati in essere e gli interessi sul debito, anche attualmente viaggiano intorno al 6-7 per cento. Argomento spinoso, l’Ama. Tanto che Minenna racconta ai suoi collaboratori di aver introdotto sul tema il metodo Consob, cioè di verbalizzare ogni incontro e protocollarlo. «Ha dovuto farlo anche la Muraro», commenta.
GLI AFFITTI PRIVILEGIATI
Non ha fatto passi avanti nemmeno l’operazione di recupero del patrimonio immobiliare affittato a canoni irrisori per dimenticanza o altro. La verifica doveva essere già avviata ad inizio settembre, se ne sono perse le tracce
LE OLIMPIADI E IL PIANO B
Le olimpiadi sono saltate, i cinque cerchi non sbarcheranno a Roma. Ma nella giunta c’era chi aveva lavorato ad un piano B. Minenna lo racconta così a chi tra i sui collaboratori gli chiede un parere. «Niente cemento nel centro di Roma, tutti d’accordo. Ma con Berdini avevamo pensato ad un progetto che facesse realizzare le infrastrutture nelle periferie. Avremmo fatto una ri-urbanizzazione a costo zero. Niente da fare. È stata una scelta politica»