Corriere della Sera, 4 ottobre 2016
Auto graffiate, finestrini rotti, pneumatici tagliati: così a Genova si litiga per il parcheggio
Un conflitto a bassa intensità tra gli abitanti del quartiere di Morego e i ricercatori una delle più prestigiose istituzioni scientifiche del nostro Paese: l’Istituto italiano di tecnologia (Iit). Succede a Genova e il motivo è quello delle più classiche liti di vicinato: il parcheggio.
Va avanti da almeno sette, otto anni, da quando cioè ha iniziato a crescere il numero delle persone che all’Iit lavorano: auto graffiate, finestrini rotti, pneumatici tagliati. Sempre da ignoti.
È capitato almeno una volta, dicono all’Iit, a chiunque vi lavori. Ma il mese scorso c’è stata un’escalation: tre macchine e sei ruote a terra in una sola giornata, il 15 settembre. Tanto che, a differenza dei casi precedenti, i proprietari delle auto hanno deciso di sporgere denuncia e il direttore dell’Iit Roberto Cingolani nei giorni scorsi ha scritto al prefetto per segnalare l’accaduto: «Stavolta hanno forato due gomme per auto, costringendo i malcapitati a chiamare il carroattrezzi: è davvero eccessivo. Oltretutto noi facciamo il possibile: abbiamo già aumentato i parcheggi interni e ne costruiremo un altro nell’edificio che abbiamo appena comprato per ampliare i laboratori. Ma, di fatto, di giorno triplichiamo la popolazione della zona e il problema c’è».
C’entra moltissimo la morfologia della città. Morego è una fila di case costruite per lo più a partire dagli anni Novanta lungo una strada che si inerpica sulla Val Polcevera, a circa venti minuti di macchina dal centro di Genova. Nel mezzo, isolato come un castello in quella che fu la sede di un’agenzia delle Entrate, c’è l’Istituto di tecnologia. Ci lavorano quasi 1.500 persone.
«Le presenze giornaliere sono circa 700, i parcheggi 250 – dice il responsabile dell’ufficio tecnico dell’Iit Massimiliano Gatti —. Il servizio di navette porta circa altre duecento persone al giorno». Restano 250 tra dipendenti e collaboratori dell’istituto che arrivano in auto e devono lasciarla nei pochi piazzali sulla collina o lungo la strada che attraversa il quartiere.
«Io avevo parcheggiato in uno slargo di proprietà del Comune di fronte a un condominio. In una zona non segnata per lasciare il posto negli stalli a chi abita qui. Non bloccavo il passaggio a nessuno, ma mi sono ritrovata la ruota davanti e quella dietro tagliate – racconta la neuroscienziata Raffaella Tonini —. Capisco che i parcheggi siano pochi, ma spesso i nostri esperimenti si protraggono oltre l’orario delle navette e non posso non venire in auto».
Gli abitanti di Morego intanto sono esasperati. «Guardi, le lasciano dappertutto. Quella per esempio è messa così male che occupa tre posti, non si può: qui nessuno si muove più», dice una signora indicando un’auto prima di allontanarsi in fretta. Per il presidente del comitato di quartiere Gianfranco Fedrighelli gli atti vandalici sono «inaccettabili»: «L’ho scritto appena ne ho avuto notizia anche al direttore dell’Iit – dice —. Ma sono anni che cerchiamo una soluzione senza avere risposte. Tre anni fa abbiamo chiesto il cambio di destinazione d’uso per fare un parcheggio dove adesso ci sono dei giardinetti dismessi. Ancora non ne abbiamo saputo niente. Dovrebbero intervenire le istituzioni».
Ma dove sono? «A noi non ha mai dato retta nessuno», dice Fedrighelli. Non solo. L’Istituto di tecnologia si era rivolto alla municipalizzata dei trasporti, l’Amt, perché istituisse una linea di autobus per Morego a beneficio di tutti, dando la propria disponibilità a finanziarla in parte. L’Amt voleva 240 mila euro l’anno più Iva e i ricercatori avrebbero dovuto pagarsi il biglietto. Un’azienda privata ne ha chiesti 130 mila e il trasporto per i lavoratori dell’Iit è gratis. Ma la linea possono usarla solo loro.
All’epoca della sua fondazione si sperava che l’Iit potesse garantire sviluppo a un quartiere svantaggiato dalla sua posizione marginale. Oggi per gli abitanti di Morego porta solo gli introiti di qualche affitto. E problemi di viabilità.