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 2016  settembre 30 Venerdì calendario

I pm chiedono tre anni per Ignazio Marino per la vicenda degli scontrini

La Procura chiede per Ignazio Marino una condanna a tre anni e quattro mesi di carcere complessivi per le due vicende degli scontrini e della onlus «Imagine». I suoi avvocati contrattaccano parlando di indagini «lacunose», investigatori «fantasiosi», interpretazioni forzate della legge.
Secondo l’accusa, in realtà, l’ex sindaco avrebbe consumato un pacchetto di non meno di 56 fra pranzi e cene «nell’interesse suo, dei congiunti e di altre persone non identificate» per un totale di circa 13.000 euro pagati con la carta di credito del Comune.
Moltiplicando esponenzialmente quella cifra, gli avvocati del Campidoglio guidato dai Cinque Stelle – che, all’epoca, dai banchi dell’opposizione presentarono l’esposto in procura (i promotori erano Daniele Frongia, Enrico Stefano, Marcello De Vito e Virginia Raggi) – chiedono oggi a Marino un risarcimento danni pari a 600.000 euro.
Riguardo alla vicenda «Imagine», sempre secondo i magistrati Roberto Felici e Pantaleo Polifemo, l’ex primo cittadino avrebbe avallato un sistema di certificazione dei compensi per prestazioni fasulle, danneggiando l’Inps per 6.000 euro circa.
La sentenza è prevista per il 7 ottobre: e, se le richieste fossero accolte, per l’ex sindaco non sarebbe praticabile né la sospensione della pena (sotto i due anni) né l’alternativa delle misure sociali (sotto i tre), ma si aprirebbero le porte del carcere.
La difesa di Marino reagisce accusando la Procura di aver allargato il concetto di peculato fino a deformarlo e di aver addirittura fatto dire all’ex sindaco di Roma cose che mai si sarebbe sognato di affermare, tipo smentire che la firma sugli scontrini fosse la sua.
«Ho severamente censurato – dice Enzo Musco – il lavoro della Guardia di finanza che, tra le altre cose, ha attribuito al mio assistito risposte che non ha mai rilasciato, frutto quindi di pura fantasia investigativa. Il mio assistito non ha mai utilizzato risorse pubbliche per finalità private». Marino è accusato anche di falso: all’epoca per nascondere le spese improprie distribuite fra L’antico girarrosto toscano e altri ristoranti, avrebbe ordinato allo staff di elaborare una serie di giustificazioni compatibili con l’impegno istituzionale, inducendo «soggetti non individuati addetti alla segreteria a redigere atti pubblici attestanti fatti non veri».
Quanto alla onlus, Marino è accusato di concorso in truffa per aver contribuito assieme ad altri tre dipendenti alla certificazione di compensi riferiti a collaborazioni fasulle.
Sulle richieste sarà chiamato a decidere il giudice per l’udienza preliminare Pierluigi Balestrieri, mentre sul caso degli scontrini è aperto anche il capitolo del danno erariale con accertamenti in corso da parte della Corte dei conti. «Sono tranquillissimo – dice Marino —. Da sindaco ho regalato alla città 11 milioni di euro trovando sponsorizzazioni ai restauri monumentali. Nel merito abbiamo demolito l’accusa. Sono fiducioso che tutto si concluderà con un proscioglimento».