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 2016  settembre 28 Mercoledì calendario

Per vivere 100 anni basta seguire la dieta del scienziato Valter Longo

La Mecca della longevità è a Molochio, duemila anime nel cuore dell’Aspromonte. Molochio, stessa radice del termine malocchio, ma questo paesino porta fortuna, fa campare fino a cent’anni e da qui sono cominciati gli studi di Valter Longo che, allora bambino, in quel luogo che ha sfornato ultracentenari, come Salvatore Caruso vissuto fino a 110 anni, aveva già capito cosa voleva fare da grande. Longo è uno scienziato e biochimico della University of Southern California di Los Angeles. A lui si rivolgono le star di Hollywood in cerca della cura per non invecchiare mai, il Time lo ha definito il «guru della longevità» e, sarà il destino nel cognome o i geni ereditati dal nonno calabrese, fatto sta che questo 48enne nato 
a Genova, all’estero
 è in odore di Nobel
per i suoi studi sulle
malattie collegate a
una cattiva alimentazione: patologie come il diabete e l’ictus, o neurodegenerative come l’Alzheimer. Così celebre
che una casa di produzione sta realizzando un film ispirato a lui con la sceneggiatura di Margherita Enrico e Nicola Brunialti. Per Vallardi ha appena pubblicato il libro “La dieta della Longevità” in cui spiega con analisi e ricette come restare in salute il più a lungo possibile.
Professore, ci riveli il segreto per vivere fino a cent’anni.
«Ci deve essere una combinazione di genetica e di stile di vita sano. Al mondo ci sono pochissime persone, meno dell’uno per cento, che hanno un set di geni incredibili per cui anche mangiando male, o trascurandosi, riescono ad arrivare a 102, 103 anche 110 anni. Cioè, ci sono persone, come Caruso o Emma Morano che ora è l’italiana più longeva (116 anni), o come la popolazione dei Laron, in Ecuador, altamente protette. Possono fare un po’ quello che vogliono e superano i 90 anni senza problemi».
Gli altri invece?
«Per la stragrande maggioranza purtroppo non c’è una genetica così favorevole, quindi bisogna guadagnarsela».
Ci spieghi come.
«Dal punto di vista dell’alimentazione suggerisco due modi: la dieta della longevità e la dieta mima-digiuno (Dmd). Separate sono potenti, insieme potentissime».
Alt. Se mima-digiuno significa essere costretti a fare la fame temo che molti non la seguiranno...
«Non si fa la fame, tranquilli. Si tratta di una restrizione calorica per cinque giorni ogni tre mesi. Non è un vero digiuno perché si assume un mix di grassi, carboidrati e micronutrienti secondo uno schema che prevede circa mille kilocalorie il primo giorno, mentre nei successivi quattro giorni si scende a 750 kilocalorie. La Dmd va sempre fatta sotto la supervisione di un medico o di un biologo nutrizionista. Bisogna ricordare che da ciò che mangiamo dipende se il nostro cervello userà glucosio o corpi chetonici per ottenere energia, se rimarremo snelli o diventeremo obesi o se il nostro corpo avrà una forma a mela o a pera».
Vale, quindi, il vecchio adagio “Siamo ciò che mangiamo”?
«Sì, anche se per molti questo significa che non dovremmo mangiare cose particolarmente dannose. Invece, anche cibi in apparenza sani come la carne di pollo possono essere nocivi se associati ad un alto consumo di proteine giornaliere o se contenenti ormoni o antibiotici. In sostanza, molte cose che mangiamo, e quando lo facciamo, possono avere un’influenza determinante sul nostro aspetto, sulla pelle, su quanto a lungo dormiamo la notte, sulla possibilità per una donna di rimanere incinta, o di un uomo di sviluppare un tumore».
Da dove partono questi studi?
«Per la dieta mima-digiuno abbiamo fatto degli esperimenti prima sui topi, poi una sperimentazione clinica su cento persone. Nei topi abbiamo visto che anche cominciando questo regime dopo i 16 mesi, a mezza età, i risultati sono fantastici. Non solo aumenti loro la vita di oltre il 10 per cento, ma quasi dimezzi i tumori. Inoltre i topi rimangono giovani mentalmente molto più a lungo».
Sembra un miracolo.
«Non è la dieta miracolosa, bensì il corpo umano che ha già gli strumenti dentro ed è solo questione di riaccenderli. Spesso sono spenti perché mangiamo cose sbagliate».
Ma quali sono questi cibi sbagliati?
«Intanto le proteine e tutti i cibi di origine animale, a eccezione del pesce. I grassi saturi, gli zuccheri. Bisogna ridurre al minimo le calorie e le proteine».
Anche lei propone un regime vegano?
«Pescetariano. Qui non stiamo facendo ideologia, ma ci basiamo sui dati. A parte quello con tanto mercurio, quindi spada, tonno, il pesce fa bene e va consumato almeno due volte a settimana».
La carne rossa è cancerogena come qualcuno sostiene?
«Di certo la carne rossa non è una sostanza cancerogena nel senso che se la consumi dopo un giorno ti viene il cancro. Nei nostri studi fatti di Harvard è emerso che le conseguenze più negative sulla nostra salute vengono dalle proteine: con alti livelli, che vengano dalla carne rossa, dal pollo o dal tacchino, quindi forte crescita dell’ormone IGF-1, le cellule sono più danneggiate e, addirittura, si può avere un aumento del cancro di 2 o 3 volte. La carne rossa tra le proteine è la peggiore».
Ma lei, che è lo scienziato del cibo, che cosa mangia?
«Tutto quello che ho scritto nel libro lo faccio. Innanzitutto io non mangio a pranzo fino a che non mi sento bene. Ho lo stesso peso di quando avevo 22 anni».
Fortunato. Le sue misure?
«Sono alto 1,87 e peso 72-73 chili. Quando sono arrivato in America pesavo di più e qui c’era il regno del Tex-Mex. Poi mi sono regolato. Se sei in sovrappeso bastano due pasti al giorno. E uno spuntino minimo al posto del terzo pasto».
Spuntino che consiste in?
«Per me un latte di mandorla con un caffè. Senza zucchero».
Strappi alla regola ne fa mai? Torte, dolci?
«Frutta. Raramente mangio dolci. Magari un po’ di cioccolata fondente».
Longo, ma lei è italiano, ha origini calabresi. La pasta con l’nduja, la soppressata, non le fanno proprio alcun effetto?
«No. Oddio, se mi mettono davanti una soppressata eccezionale, l’assaggio. A volte prendo un panino con il salame. Non bisogna privarsi completamente di ciò che ci piace. Ma conoscere quello di cui il nostro corpo ha bisogno per stare bene».
Quali sono invece gli alimenti a cui non dovremmo mai rinunciare se vogliamo rimanere sempre giovani?
«Ceci, fagioli, noci, pasta e vaianeia, cioè con verdure in particolare fagiolini, tipica di Molochio, o con broccoli. Però, ad esempio, se si va ad Okinawa, che ha il record di longevità, ci sono le patate dolci viola. Anche con un bel minestrone non si sbaglia mai. E tanto olio di oliva. Di pasta ne bastano 50 grammi, non 120 come insistiamo noi italiani imitando Alberto Sordi. Dobbiamo cambiare le nostre abitudini. E muoverci molto di più. Quando si va al ristorante scegliere quello più lontano, in modo da camminare. Non quello dove si può parcheggiare davanti l’auto. E non devono passare più di 12 ore tra un pasto e l’altro».
La dieta mima-digiuno ha effetti anche nella prevenzione dei tumori?
«Sui topi di sicuro. Adesso a Palermo stiamo conducendo uno studio su un gruppo di donne che hanno una forma particolare di cancro di mammella, come è stato il caso di Angelina Jolie, e stiamo cercando di capire se con queste diete si diminuisce l’incidenza».
Un bicchiere di vino ogni tanto è concesso?
«Sì, ma bisogna sempre vedere i geni. Per chi ha parenti con alcuni tipi di cancro, al colon, o al fegato, l’alcol può essere un fattore di rischio».
Per dimagrire conta il gruppo sanguigno?
«Conta molto la nostra eredità genetica. Un giorno sarà possibile partire dal Dna, il genoma, di ciascuno di noi per individuare il nostro cibo ideale e, all’opposto, gli alimenti da evitare. Per ora il mio suggerimento è sederci alla tavola dei nostri antenati. E non seguire diete propinate da qualcuno in tv».
Ma lei è sicuro che tutti vogliano superare i cent’anni?
«L’istituto di Demografia Usa ha fatto un sondaggio tra i ragazzi di 22 anni e ha chiesto: quanto vorreste vivere? La risposta è stata 76 anni. Poi la stessa domanda è stata rivolta a persone di oltre 70 anni e nessuno ha risposto 76 anni. Finché sei molto distante dalla vecchiaia e dalla morte non è importante arrivare a cent’anni, ma se lo chiedi alle persone anziane diranno: eccome se voglio campare cent’anni».