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 2016  settembre 27 Martedì calendario

Soldi finiti, 20mila migranti potrebbero presto uscire dai centri di accoglienza

Per il Viminale la minaccia più grande riguarda la tenuta dell’ordine pubblico, perché sono ventimila i migranti che rischiano di trovarsi senza vitto, alloggio e assistenza sanitaria e potrebbero scegliere già nelle prossime settimane di lasciare i centri di accoglienza. Il sistema rischia di cedere da un momento all’altro: le prefetture hanno smesso di pagare i servizi erogati da società, cooperative ed onlus lo scorso marzo. I solleciti, che da mesi vengono rivolti dal Dipartimento per le Liberà civili e l’Immigrazione al Gabinetto del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, non hanno finora sortito effetti e così gli enti che gestiscono l’accoglienza, con i quali il Viminale ha già accumulato un debito di 200 milioni di euro lo scorso anno, minacciano di interrompere l’erogazione dei servizi.
In base al numero degli ospiti (160.030 ieri), il calcolo delle spese per il 2016 ammonta a oltre 990 milioni di euro, uno stanziamento che il governo non ha previsto e neppure calcolato nella manovra di assestamento di bilancio. I pagamenti si sono così interrotti e la situazione rischia di esplodere. Il ministro dell’Interno Angelino Alfano non nasconde la sua preoccupazione: «Occorre rimpinguare le risorse per pagare i nostri creditori – commenta – Io non sono un centro autonomo di spesa. Paghiamo se arrivano i soldi dal Mef. Quando il Mef darà i soldi pagheremo, se non li dà non posso pagare. Noi siamo un bypass».
I COSTI Nonostante l’aumento degli sbarchi sulle nostre coste e l’obbligatorietà dell’accoglienza, i capitoli di Bilancio e delle manovre di assestamento per finanziare il pianeta immigrazione non sono stati adeguati. Nel 2015, i costi dei centri e delle strutture temporanee hanno superato gli 820 milioni di euro, ma dal Mef ne sono trasferiti al Viminale soltanto 610. Le ripetute richieste per adeguare gli stanziamenti non hanno sortito effetti e così il ministero dell’Interno ha già accumulato un debito con le società, le coop e le onlus che gestiscono le strutture di 210 milioni di euro per la mancanza di copertura delle spese da ottobre a dicembre dell’anno scorso. Adesso la situazione rischia di precipitare. Per il 2016-2018 è stato previsto uno stanziamento di 450 milioni di euro a fronte di previsioni di spesa, calcolate sui contratti già firmati dalle prefetture, che raggiungono i 990 milioni. I soldi trasferiti nel 2016 sono stati indispensabili per ripianare i debiti e per il pagamento dei servizi da gennaio a marzo. Da allora il Viminale ha cominciato a inviare lettere al Mef, in primo luogo sollecitando un’integrazione di almeno 863 milioni di euro, la cifra minima per fare fronte a una richiesta di accoglienza che cresce ogni giorno. I soldi non sono stati stanziati né accantonati, per l’accoglienza sono stati assegnati al ministero dell’Interno solo 50 milioni di euro dal Fondo spese impreviste, ma neppure quelli sono stati trasferiti. E, mentre un calcolo che tiene conto dei nuovi sbarchi ha fatto salire a un miliardo di euro la cifra indispensabile al ministero per saldare i conti, i centri di accoglienza rischiano di trasformarsi in bombe ad orologeria.
I RISCHI
Sono le prefetture le istituzioni responsabili dell’accoglienza, così come dell’ordine pubblico, sul territorio. E attraverso le strutture territoriali del governo vengono pagate le società, le onlus o i privati che hanno vinto le gare o raggiunto accordi per garantire l’ospitalità dei migranti. Un meccanismo che adesso rischia di incepparsi, pregiudicando il funzionamento di una macchina complessa anche in futuro. Se davvero le società non saranno più in grado di garantire vitto, alloggio e assistenza sanitaria, i richiedenti asilo potrebbero andare via. Sono ventimila i posti a rischio, il numero di migranti che, tra qualche settimana, in assenza totale di assistenza, sceglierebbero di lasciare i centri cercando alloggio altrove. Una situazione che genererebbe seri problemi di ordine pubblico, compromettendo anche i rapporti con l’Europa.
LE CITTÀ
Intanto la macchina organizzativa va avanti. La prossima settimana dovrebbe partire il nuovo Piano di ripartizione dei richiedenti asilo nei Comuni, che il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, presenterà al premier Matteo Renzi. L’obiettivo è allargare la partecipazione nell’accoglienza con incentivi e sconti per le grandi città che ospitano già un alto numero di migranti.