La Stampa, 27 settembre 2016
Mario Venturi, il poliziotto della mobile che s’è inventato un software per incastrare i criminali seriali
Un software elettronico in grado di leggere una scena del crimine con acuta capacità analitica, come farebbe lo Sherlock Holmes o l’Hercule Poirot di un romanzo giallo. Esiste davvero, il suo nome è KeyCrime e l’ha inventato Mario Venturi, 52 anni, assistente capo della Squadra Mobile di Milano, dove in meno di sette anni ha contribuito a ridurre del 57% il numero delle rapine in ambito commerciale: erano 664 nel 2008, anno in cui il software è diventato operativo al livello cittadino, scese a 283 nel 2015 mostrando fino all’80% di incidenza nella risoluzione di casi di serie criminali. Risultati che ne hanno promosso l’utilizzo anche nel resto della provincia milanese e anche per risolvere casi di rapine in banca.
«Il progetto prende spunto dalla convinzione che, se guardati con un approccio analitico-scientifico, gli elementi presenti su una scena del crimine permetterebbero di avere una piena conoscenza delle dinamiche e dell’individuo responsabile», dice Mario Venturi.
Il sistema così spiegato sembra complesso, in realtà, nella pratica è tutto molto più semplice. KeyCrime fornisce agli investigatori una banca dati contenente anche i più piccoli dettagli (fino a 11mila) relativi a un determinato evento criminale (luogo, obiettivo, modus operandi utilizzato dal rapinatore) con lo scopo di individuarne i principali tratti caratteristici. Una serie d’informazioni che, grazie ad un complesso algoritmo, viene usata dal software per stabilire correlazioni tra eventi diversi riscontrando così la serialità di un crimine e permettendo agli agenti di fare previsioni su possibili obiettivi futuri.
Proprio ieri KeyCrime ha portato all’arresto di Pedro Miguel Gomez Freitas, un rapinatore seriale 26enne cui al momento sono state imputate 15 delle 18 rapine per le quali al momento è sospettato. «Il soggetto “Guanto su mano sinistra” – così era noto agli uomini della Questura – si era specializzato in farmacie», racconta il commissario capo Alessandro Chiesa. «Agiva con rapidità, ma alcuni particolari erano ricorrenti, come un guanto bianco che portava sulla mano sinistra per nascondere un tatuaggio. KeyCrime ci ha permesso di studiare i suoi movimenti e riuscire a catturarlo».
«Esistono sistemi di analisi dei dati simili, ma il suo approccio analitico scientifico è unico», aggiunge Venturi.
Cosa di cui sembra si siano accorti anche all’estero. Uno studio economico pubblicato da Giovanni Mastrobuoni, ricercatore alla Essex University, calcola in due milioni e mezzo di euro l’anno i danni economici fatti risparmiare alla città di Milano da KeyCrime.