la Repubblica, 27 settembre 2016
Chi digita mentre guida è pericoloso come un ubriaco
L’aumento degli incidenti stradali causati da “distrazione alla guida” (tre su quattro, dicono le statistiche) è direttamente proporzionale all’uso dello smartphone al volante. Chi digita mentre guida è pericoloso come un ubriaco. Non è la prima volta che ne scrivo, e ogni volta mi chiedo se io non sia affetto da luddismo: odio preconcetto per il progresso tecnico, nato quando il medesimo cominciò a togliere lavoro agli umani; più in esteso, una sindrome reazionaria, irragionevolmente sospettosa nei confronti dei mutamenti di scenario. Può darsi che homo digitans, specie quando il suo digitare è compulsivo, fuori misura e fuori contesto, mi irriti e mi spaventi per la banale ragione che, con gli anni, si è meno elastici nei confronti delle novità. Ma può darsi, anche, che esistano “salti di qualità”, nella vicenda umana, effettivamente peggiorativi. Storici e evoluzionisti possono confermare che la civilizzazione non è un cammino lineare: ha conosciuto alti e bassi, passi in avanti e arretramenti. Mi autodenuncerei volentieri come possibile portatore di luddismo se chi digita mentre guida si autodenunciasse, in cambio, come nuova specie di scimmia incapace di governare i propri impulsi, pericoloso per sé (e pazienza) e indifferente alle sorti degli altri: e questo è invece grave, e decisamente pre-civile.