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 2016  settembre 24 Sabato calendario

Ubriaco alla guida di un tir travolge un’auto, uccide due persone e fugge

Ubriaco, tanto da non riuscire neanche a stare dritto. Tanto da non capire che quelli che lo stavano ammanettando erano poliziotti della Stradale. Così, ieri, al volante del suo Tir carico di generi alimentari, un camionista ha provocato tre incidenti, ucciso due persone e ne ha ferite altre quattro, in una corsa folle iniziata alla periferia di Torino, proseguita sull’autostrada verso Milano, e terminata a Villarboit, una quarantina di chilometri da dove ha ucciso un papà di 39 anni, una mamma di 50 e spedito in ospedale, gravissimi, i loro tre bambini. Il più piccolo ha due mesi e ha ferite alla testa. Lo hanno portato di gran carriera al Regina Margherita, l’ospedale infantile del capoluogo piemontese e ancora non sanno dire se si salverà. Ma se guardi la Fiat Idea su cui viaggiavano c’è quasi da pensare al miracolo se gli altri due bimbi di 4 e 8 anni sono ancora vivi. E coscienti.
Ecco, se non ci fossero dei morti, se fosse soltanto un film la storia di questa folle corsa di uno Scania a 18 ruote, guidato un ubriaco partito dalla periferia di Torino, potrebbe essere il pessimo remake di «Duel», il film di Spielberg. Ma qui ci sono tre bambini orfani e nessuna certezza sul fatto che se la caveranno. E un uomo che non ricorda nulla, neanche dov’era andato a caricare o scaricare il suo camion e dove fosse diretto. Ciò che si sa lo ha ricostruito la Stradale.
Erano le 19, appena fuori Torino ha sfiorato due auto. Ha causato soltanto danni alle lamiere, per carità, ma lui non è neanche sceso. Ha pestato sull’acceleratore e si è buttato in autostrada. Venti minuti dopo era alla barriera di Rondissone. «Un missile, è arrivato come un missile al casello» dicono adesso gli addetti dell’autostrada ai poliziotti. Chissà a che velocità filava. Cento all’ora, di più? Chi può dirlo? Moustafa El Chouifi, il papà ucciso, aveva appena ritirato il biglietto d’ingresso e stava ripartendo quando s’è trovato i fari del Tir alle spalle. Neanche il tempo di reagire, tentare una manovra qualunque, accelerare, sterzare, che il muso dello Scania ha travolto la sua utilitaria. E l’ha trascinato per almeno 150 metri, sventrando portiere e tettuccio, schiacciando Moustafa e la donna che viaggiava accanto a lui. Non ha mai rallentato, quel camion impazzito. Ha colpito un’altra auto, l’ha fatta carambolare tra le corsie e ha continuato il suo viaggio. Quaranta chilometri, suppergiù, prima di finire in un altro schianto. Prima che la Stradale di Novara la fermasse.
«Non riusciva neanche a sottoporsi all’alcol test» sussurrano alle dieci di sera in Procura, a Ivrea. Lo hanno arrestato, com’è ovvio in questi casi. Omicidio stradale. Finirà in galera. Il Codice dice che sono 18 anni di pena massima, ma magari se la caverà con meno. E magari oggi, finalmente lucido, si ricorderà il perché è il percome di quella corsa senza senso. Per ora, invece, il camionista è in ospedale. Piantonato, com’è ovvio. In attesa che parli, in attesa di sapere di più di lui e della sua folle serata a Torino.
Al Regina Margherita ci sono tre bambini sconvolti che aspettano che il papà e la mamma arrivino a tirarli fuori da quell’incubo. A riportarli nella loro casa di Torino. Ma a notte fonda i poliziotti non sono ancora riusciti a rintracciare neanche un parente. Si parla di uno zio, una cugina, chissà. Dentro quel che resta della loro auto non c’è più nulla di utile. Neanche il telefonino.