Corriere della Sera, 25 settembre 2016
A Roma crolla una palazzina: Avevano evacuato la parte che è rimasta in piedi. Molta paura ma nessuno ferito
«Meno male che Fabio soffre d’insonnia, altrimenti qui saremmo morti tutti. Un ingegnere dei pompieri ci aveva detto di stare tranquilli, che la parte del palazzo sicura era quella posteriore. Invece è proprio quella che è crollata». Lo ripetono a gran voce alcuni fra gli inquilini della palazzina marroncina, avvolti nelle coperte fucsia distribuite dalla Protezione civile mentre osservano con malinconia il loro palazzo in via della Farnesina 5 accartocciato verso destra come fosse di cartone, con le facciate striate da lunghissime crepe che ricordano quelle degli edifici colpiti da un terremoto. «Siamo vivi, è quello che conta, ma poteva finire molto peggio».
Sono una quarantina, a casa non rientreranno mai, l’edificio dovrà essere abbattuto (se non crollerà da solo) e i costi dell’operazione saranno a carico loro. Poco prima delle tre di venerdì notte gli unici nove residenti che avevano deciso di rimanere dopo il sopralluogo dei pompieri nella mattina e nel pomeriggio precedenti sono fuggiti da una finestra dell’androne che costeggia un piccolo giardino.
«Il portone era spaccato – racconta Fabio D’Andrea, l’inquilino del quarto piano che ha dato l’allarme —. Stavo al pc, ho sentito scricchiolii sempre più forti. Come il terremoto. Ho svegliato mia moglie e siamo scesi per le scale, battendo sulle porte dei vicini, gridando a tutti di scappare, di lasciare i pacchi già pronti in vista dello sgombero». Tutti salvi, tutti al sicuro alle 2.55 quando metà palazzo si è sbriciolato, davanti alla parrocchia di Gran Madre di Dio e al commissariato di polizia, simboli di Ponte Milvio. E a 200 persone sconvolte e infreddolite: il fuggi-fuggi aveva coinvolto anche chi abita nei tre stabili accanto a quello venuto giù. Resteranno fuori casa per giorni, una ventina di famiglie ha ottenuto assistenza alloggiativa dal Comune. Il pm Carlo Lasperanza ha invece disposto il sequestro di quello che rimane dell’edificio costruito nel ‘53, ex case popolari. Il magistrato ha ascoltato l’amministratore del palazzo, Riccardo Chiarinelli, con altre cinque persone, fra le quali l’ingegnere dei Vigili del fuoco che ha disposto lo sgombero solo di sei appartamenti «fino al ripristino delle condizioni di sicurezza» (è scritto sul fonogramma indirizzato a Comune, Regione e polizia) e l’inquilino che ha dato l’allarme. Il sospetto di chi indaga è che a provocare il crollo siano stati lavori nel sottosuolo – su un’ex palude, a ridosso del Tevere, a meno di 2 chilometri dal palazzo semicrollato a gennaio sul lungotevere Flaminio – che potrebbero aver minato le fondamenta. Lavori non ancora individuati. Di recente c’è stato il cantiere di un distributore di benzina. Per qualcuno dei condomini la causa del crollo sarebbero infiltrazioni collegate a un guasto avvenuto a inizio settimana. «La fornitura d’acqua corrente è stata interrotta per 12 ore», raccontano gli inquilini dei quattro palazzi.
L’ipotesi di una tubatura rotta viene esclusa dall’Acea: «Le condutture sono integre, nessuna perdita. Venerdì sera una squadra di tecnici, chiamata dai pompieri, ha svolto un sopralluogo nella palazzina». L’amministratore nega che siano mai state effettuate ristrutturazioni, ma «l’anno scorso – rivela una sfollata – una perizia per l’installazione dell’ascensore ha confermato che il palazzo era perfetto. Se è successo qualcosa, è successo adesso». La sindaca Virginia Raggi, in un’assemblea in sacrestia, ha assicurato agli inquilini: «Non vi abbandoneremo, ma niente allarmismi». Poi ha indossato l’elmo da pompiere ed è entrata in uno dei palazzi sgomberati. Poco dopo i Vigili hanno salvato «Billo», il cane di Fabio D’Andrea, rimasto bloccato all’attico. Lacrime e carezze. Ma all’appello mancano sette gatti.