Corriere della Sera, 25 settembre 2016
A 62 anni Rutelli torna all’Università per laurearsi
Quarantadue anni dopo aver dato il primo esame di Architettura, Francesco Rutelli è tornato all’università per laurearsi.
Ha scelto un nuovo insegnamento, interfacoltà, tra la Sapienza e la Tuscia: Pianificazione e Progettazione del Paesaggio e dell’Ambiente. Dei 22 esami dati in passato, 1973-77, ne hanno convalidati otto. Ne ha sostenuti un’altra decina, tra la curiosità degli studenti che ritrovano nei corridoi l’ex sindaco di Roma, oltre che ex ministro dei Beni culturali e vicepremier.
Laurearsi a 62 anni. Direbbe il maestro Manzi: non è mai troppo tardi.
«È bello poter riprendere qualcosa di incompiuto. Volevo tornare a studiare a livello scientifico materie di cui mi sono occupato politicamente, per esempio con il nuovo Codice per il paesaggio, o istituendo una quindicina di Parchi, o con la mia legge di un albero per ogni nato: solo a Roma ne abbiamo piantati 120.000».
Qual è l’esame che le è piaciuto di più?
«Per ora Ingegneria naturalistica. Insegna che non bastano le buone intenzioni, bisogna sapere, per fare bene. Anche piantare un albero: se non usi le biostuoie e non studi le pendenze, rischi di accelerare l’erosione del terreno, non di contrastarla».
Parla come Chance il Giardiniere di «Oltre il giardino». Perché aveva interrotto gli studi?
«La politica è stata un impegno totalizzante per più di 30 anni. Non ho mai avuto tempo di prendere fiato, né di rimpiangere un mestiere che ho scelto di non fare. Ora, continuare a studiare, imparare cose nuove, è meraviglioso».
Suo padre era architetto, la laurea sarà dedicata a lui?
«Sì, è anche un po’ nel suo nome. Il giorno prima della sua morte lo andai a trovare con la fotocopia della delibera che assegnava il nuovo Auditorium a Renzo Piano.Vede, il dilemma italiano è sempre tra trasformazione e conservazione. Nel paesaggio, come nelle città, l’incontro tra politica e competenze deve trovare l’equilibrio. Un caso di equilibrio, di cui vado fiero, è una realizzazione quasi sconosciuta: la nuova biblioteca Hertziana, in via Gregoriana, che integra il manierismo dello Zuccari, architettura contemporanea e la riscoperta degli antichi orti di Lucullo».
E Roma oggi come sta?
«Il problema è il collasso tecnico-amministrativo. Basta vedere lo stato dei piccoli cantieri diffusi per lo scorso Giubileo, per lo più stradali. Quell’evento è quasi terminato, e i piccoli lavori di manutenzione sono fermi. Altro che Olimpiade...».
Così dà ragione a Virginia Raggi?
«No. Anzi. Virginia Raggi magari era favorevole all’Olimpiade, ma era vincolata dal no pre-annunciato in campagna elettorale. Il no è un errore: una grande Capitale dichiara l’impossibilità a compiere opere sostenibili in modo trasparente e utile per la comunità. Una rinuncia epocale: “Non possiamo rischiare di vincere, non riusciamo a governare e a sconfiggere la corruzione!”».
Il terrore dalla corruzione paralizza?
«La corruzione è salita per i rami dell’amministrazione, dalla strada, ai municipi, fino ai palazzi del potere, e non c’è stata una reazione politica vigorosa. Servono squadre collaudate, fidate, competenti. Nel Giubileo del 2000 fu cosi: abbiamo terminato tutte le opere in tempo, il 96% dei cantieri, tutto certificato, senza un avviso di garanzia o una vittima sul lavoro».
Nel suo futuro c’è chi vede Parigi. Gira il suo nome per la guida dell’Unesco. La laurea fa curriculum?
«Non c’entra nulla, ho iniziato questo percorso a fine 2014. Ho studiato durante le vacanze, nei fine settimana, di notte, pagato la ricongiunzione degli esami. Nei prossimi giorni vedrò i docenti per un’ipotesi di laurea. Ho ancora due esami».
Quali?
«Non lo dico, per scaramanzia».