la Repubblica, 25 settembre 2016
A Palermo tra i militanti del Movimento
«La novità è che ora siamo un movimento di governo», dice guardandosi intorno Giancarlo Cancelleri, il quarantenne capogruppo siciliano dei cinquestelle che tra un anno correrà per diventare il prossimo presidente della Regione. Sono passati solo due anni, dalla prima festa del Movimento al Circo Massimo, ma il popolo grillino che oggi invade il pratone del Foro Italico sa che quello che allora sembrava un miraggio è diventato qualcosa di più concreto. E neanche gli inciampi romani della sindaca Raggi incrinano la loro fede nelle magnifiche sorti, e progressive, del Movimento 5 Stelle.
«Si cresce anche attraverso gli errori – spiega Cancelleri – perché più vai avanti e più ti trovi di fronte a errori che non avevi previsto. L’importante è riconoscerli, e imparare. Dalle difficoltà incontrate al Comune di Roma noi ricaviamo un consiglio che vale oro: agli appuntamenti importanti bisogna arrivare preparati. E dunque l’anno prossimo, quando ci candideremo a governare la Sicilia, avremo già pronta la nostra squadra di assessori, dal primo all’ultimo».
Dunque non c’è nient’altro da aggiustare, nella macchina del Movimento, dopo il grande pasticcio della giunta Raggi? Quando lo si chiede ai militanti, ai portavoce e agli amministratori che presidiano i 140 gazebo montati davanti al mare, si legge lo stesso sguardo con cui un palermitano risponde a chi mette in discussione la virtù di Santa Rosalia. «A Roma c’è una giunta con 9 assessori su 10, e la sindaca ha l’interim del decimo assessorato: non mi sembra un gran problema» dice Massimo, capogruppo comunale a Jesi. «Mi pare che la nostra macchina funzioni benissimo» taglia corto il sindaco Filippo Nogarin, e poi racconta della sua Livorno: «Abbiamo consiglieri fantastici e assessori eccezionali. Lei mi chiede di Roma? Io rispondo della mia città, non delle altre».
No, non sarà la falsa partenza della giunta Raggi a mettere in crisi la fiducia dei grillini nel successo finale, che loro considerano imminente. «Le cose vanno come dovevano andare» assicura Manuele, con la calma dei valdostani. «Quelle che voi giornalisti definite polemiche interne sono solo le normali discussioni di un gruppo di fronte a qualche errore. Punto». E se qualche dubbio fosse serpeggiato, nella rete dei meetup, il ritorno di Grillo sul trono del capo lo ha fugato all’istante. «Il suo è il ritorno in campo da buon padre di famiglia, il Movimento non ha un padre-padrone» spiega Paolo Mighetti, consigliere regionale del Piemonte. «Lui è il supremo garante, e io sono contento che ci sia lui a controllare gli errori che noi possiamo commettere» aggiunge il siciliano Cancelleri.
Ma davvero non c’è bisogno di cambiare qualcosa? «Siamo una bellissima macchina imperfetta» risponde Romina Pergolesi, consigliere regionale delle Marche. E aggiunge: «Certo, si può sempre migliorare. Le nostre regole andavano bene quando siamo nati. Ora siamo una grande famiglia...». Qualcosina magari andrebbe aggiustata, ammette l’eurodeputato romano Massimo Castaldo.. E poi? «Poi basta, siamo pronti per governare» dice Grazia Di Bari, consigliere regionale pugliese. Anche ad allearvi con altri partiti? Vincenzo Napolitano, attivista di Andria, non ha dubbi: «Chiederemmo agli altri partiti se sono d’accordo sul reddito di cittadinanza, sul ritiro dall’Afghanistan e sul dimezzamento degli stipendi dei parlamentari. Poi, se fossero d’accordo, faremmo un’alleanza: ma i ministeri no, quelli li terremmo tutti per noi».