la Repubblica, 25 settembre 2016
«Farò il capo politico». Grillo è tornato
«Ebbene sì. Sono rientrato». Alza la voce e scandisce le parole, Beppe Grillo. Sotto il cielo incerto di Palermo, davanti ai militanti di tutt’Italia che non raggiungono però un terzo dei 100 mila annunciati, il fondatore si riprende il movimento. Con poche ma sentite parole a un direttorio nel quale, ammette, «forse c’è stata qualche rivalità». «Farò il capo politico – ribadisce Grillo – Alla fine qualcuno deve prendere delle decisioni. Prima le assumevo con Casaleggio. Ora sono solo. E sono qui a tempo pieno. Nessun passo di lato». È la seconda fase di 5 stelle, che il vate ligure annuncia già in mattinata, passeggiando fra i vicoli del mercato di Ballarò, fermandosi davanti a un cesto di lumache. Grillo raccomanda “sobrietà” e scaccia i protagonismi: «Bisogna recuperare lo spirito originario, quello straordinario del primo Vaffa day». A sottolineare il concetto, l’annuncio di una modifica del regolamento: «In tv ci andrà chiunque avrà da parlare di un argomento e basta. Si manda una persona qualsiasi che parla del nostro programma e basta».
Il direttorio, conferma Grillo, non scomparirà ma è nei fatti depotenziato. Ridimensionato anche sul piano semantico. «Direttorio è un termine che avete inventato voi – dice ai giornalisti – Sono cinque persone che io e Gianroberto abbiamo scelto perché il movimento stava diventando enorme». Nient’altro. «Non ci saranno promozioni né delazioni», aveva d’altronde anticipato Grillo. Che segnala anche il logorio dei parlamentari M5S: «Forse un po’ stanchi, ma non affascinati dal potere». Il tutto mentre, fino all’ultimo, cambia la scaletta degli interventi e sul palco di Italia 5 stelle i componenti del direttorio si alternano agli altri portavoce per affrontare singoli, specifici, argomenti. A tarda ora Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista – giunto a Palermo in moto alla testa di un gruppo di centauri – si presentano assieme a Davide Casaleggio. L’erede di Gianroberto, il guru scomparso, fa il suo debutto in pubblico e anche lui si produce in un richiamo all’unità «per realizzare il sogno che era di mio padre e oggi è di milioni di persone». Ma «non sono qui a sostituire Gianroberto», precisa.
Comincia da qui la fase due di M5S. «Possiamo governare Torino, Roma, Palermo, Genova, Livorno – dice Grillo – anche con gli sbagli che abbiamo fatto. Questa storia (e parla del caso Raggi) ci dà gli anticorpi». Tanto «la gente se ne strasbatte delle beghe del movimento. Ho visto che siamo calati dello 0,1-0,2 %. Con tutto il battage contrario che abbiamo avuto...». A luna alta il leader intona un blues e un giudizio avvelenato: «Renzi? Un menomato morale che non percepisce le emozioni». Grillo e Casaleggio abbracciati sul palco e le note di “Un amore così grande”, la folla canta e Davide che si commuove: la giornata finisce così.