CorrierEconomia, 26 settembre 2016
Crozza nel Paradiso della Lavazza. Per Aldo Grasso funziona
Il Paradiso non può più attendere, si rinnova. E per rinnovarne l’immagine non c’è niente di meglio del tocco di un architetto di grido. Cambiamento nella continuità anche per il brand Lavazza, che mantiene la sua storica «location» nei cieli – resistente da due decenni – ma le dà un’impronta del tutto nuova nella campagna pensata da Armando Testa. Si resta dunque nel campo della comicità, ma arriva Maurizio Crozza, molto ricercato da tv e pubblicità.
«Tapparelle verde iguana, nuvole di cemento armato e gradini invisibili»: è questa la proposta di rinnovamento che l’architetto di grido propone a un perplesso S. Pietro. L’architetto assomiglia molto a uno dei personaggi creati da Crozza nei suoi show in Tv: come non ricordare «Fuffas», archistar di grido, immaginato alle prese con soluzioni tanto bizzarre quanto poco pratiche, e tanto meno economiche.
La retorica dell’architetto è fatta di assoluti: tutto è straordinario, incredibile. Ma alla proposta più eccentrica la reazione di Pietro è decisa: «E se facessimo un microbar di design?», suggerisce l’architetto. Qualcosa di simile, in realtà, esiste già: ecco comparire due Crozza-cherubini, che svelano la nuova Jolie di Lavazza: il vero espresso italiano non bisogna inventarlo, ma già c’è, e si può bere in Paradiso, così come nelle case di tutti gli italiani…
Il finale è giocato sui toni della comicità fisica: Pietro ruzzola in terra e l’architetto, con aria colpevole, chiosa: «gradini invisibili… possono non piacere, eh».
Insomma, con l’arrivo del volto Crozza la comunicazione di Lavazza muta registro: già immaginiamo che nel paradiso Lavazza – che sarà il format pubblicitario della stagione – arrivino i tanti personaggi immaginati in anni di spettacoli, e forse qualcosa di inedito.
Certo, l’architetto snob ed eccentrico funziona bene, e strappa una risata giocando sull’accostamento ardito: bizzarrie in paradiso. Come già negli show tv, il comico genovese si mostra straordinariamente versatile: non ha bisogno nemmeno di «spalle» perché, con i trucchi della post-produzione, può interpretare tutte le parti in commedia, dal protagonista a San Pietro ai cherubini.
Il rischio, per un comico, è solo uno: quello della sovraesposizione.