Corriere della Sera, 26 settembre 2016
Valentino si è arreso. Marquez a un passo dal titolo
Cuori in pace, bandiere ripiegate, da oggi Valentino passa al piano B: battere Lorenzo nella corsa per l’onore e per il secondo posto in campionato. Il primo – nonostante il campione si affidi ancora all’aritmetica come gli allenatori di calcio che hanno perso ogni speranza – è svanito in un triste pomeriggio in Aragona quando Marc Marquez si è preso la vittoria e Rossi non è andato oltre il terzo posto, infilato pure da Lorenzo una volta tanto senza appendici polemiche. Il podio della restaurazione dopo un’estate di acquazzoni, rampanti e Carneadi porta così il vantaggio del gatto di Cervera a più 52 su Vale e più 66 su Jorge: con appena quattro gare rimaste e con la predisposizione a rubarsi punti che hanno i suoi inseguitori, per Marquez si tratta di una polizza garantita per il terzo titolo mondiale in quattro stagioni di MotoGp e per l’ingresso, a soli 23 anni, tra gli immortali della motocicletta.
In fondo, una fine nota, anche se il copione è stato diverso dal previsto. Si pensava infatti che Marquez avrebbe dominato dal semaforo e, invece, scattato sì in testa dalla pole, il ragazzo ha corso un rischio al terzo giro che poteva costargli la gara. A un tratto l’anteriore se ne è andato per conto suo, MM è riuscito a convincerlo a restare spingendosi da acrobata con il gomito sull’asfalto e da lì, precipitato al quinto posto, si è riorganizzato per la rimonta. Nel frattempo Valentino apparecchiava uno show niente male e da quarto prendeva la testa saltando prima Lorenzo e poi Vinales, alla fine quarto. Il Dottore era ultratonico e pure Lorenzo sembrava staccato per sempre: lì Vale ci ha creduto. «Li vedevo in difficoltà e ho pensato: stai a vedere che...».
Stai a vedere niente invece. Marquez, quasi passeggiando, a metà gara ha raggiunto Rossi, lo ha inquadrato e fulminato. Poi, rapido e inatteso, è rientrato pure Lorenzo. La ragione? Tecnica. «Avevo fatto delle modifiche per essere più competitivo nella seconda parte ma non hanno funzionato – avrebbe raccontato poi Rossi —. Quelle di Lorenzo, che ha montato anche lui la gomma dura come me proprio all’ultimo in griglia, sono state più efficaci, e poi lui qui guida sempre molto bene». Por Fuera non ha avuto problemi a infilzarlo al 19° dei 23 giri, ma Vale gli è restato aggrappato e al penultimo giro ha tentato l’estremo sorpasso. Gli è andata male, è finito in tangenziale ed è già tanto se è ritornato in pista ancora terzo. «Sono arrivato lungo e ho capito che avevo sbagliato. Dopo 50 metri di curva era chiaro che non mi sarei fermato e sono dovuto andare largo. In questi casi bisogna salvaguardare chi sta davanti». Non drammatizza, semmai ironizza: «Non sarebbe stato bello centrare Lorenzo e andare in terra entrambi, anche se avrebbe avuto il suo fascino...». Ma è chiaro che in quel momento sono morti i suoi già fragili sogni: «Bisogna essere realisti, dopotutto era già difficile a meno 43. Io il campionato lo avevo già perso nella prima metà della stagione...».
Secondo carattere, Rossi adesso è già proiettato al futuro, e non solo quello delle ultime quattro gare: «Sono un po’ preoccupato. La Yamaha non vince da Barcellona, serve uno step per bilanciare il potere Honda. Se non ora, nel 2017». E poi nel 2018 e magari oltre, per l’eternità. Rossi infatti sembra d’accordo con il suo capotecnico Silvano Galbusera che lo vede in pista anche dopo, a 40 anni: «Ha ragione a dire così, io sono già in paranoia perché mi tocca smettere nel 2018... Ma a me piacciono i progetti a lungo termine. Dipenderà dai risultati, certo, e anche se correre a 40 anni potrebbe essere imbarazzante, io ci penserò eccome...».
Idee, piani e speranze appena dopo avere detto nuovamente addio al decimo titolo: più Valentino di così non si può.