Il Messaggero, 26 settembre 2016
Gli tolgono un rene ma è quello sbagliato. Un caso di malasanità a Pavia
Entra in sala operatoria per l’asportazione di un tumore al rene. Gli tolgono, per sbaglio, quello meno malato. Dopo qualche settimana i chirurghi devono intervenire anche sull’altro con una neoplasia maligna. Così, il paziente di 78 anni, senza reni, ora è costretto alla dialisi per tre volte alla settimana.
L’INDAGINE
Lo scambio all’ospedale di Vigevano. Si è scusata la Asl di Pavia ed è stata aperta un’indagine per riuscire a identificare i passaggi chiave che hanno portato all’errore. Originato, probabilmente, dal fatto che la diagnosi di tumore era stata eseguita in una clinica privata e non nell’ospedale dove è stata fatta l’operazione. Questo avrebbe generato l’equivoco. Nel referto del radiologo era evidenziata la presenza di masse anomale in entrambi i reni. In uno, la situazione si presentava meno grave (cancro benigno) mentre nell’altro era urgente l’asportazione. Con ogni probabilità, in ospedale, non è stato deciso per un ulteriore controllo come una biopsia.
IL LABORATORIO
Solo qualche mese fa, ad aprile, a Lucca è accaduta lo stesso identico errore. Ha un tumore al rene sinistro ma il chirurgo gli asporta quello sano. Siamo all’ospedale San Luca di Lucca. Mandato l’organo in laboratorio per l’esame istologico si accorgono di quello che è successo. In questo caso, però, al paziente viene lasciato il rene malato.
Si ipotizza un doppio sbaglio. Prima, al momento della diagnosi (sarebbe stata non corretta l’indicazione del radiologo) e poi in sala operatoria. Non sarebbe stata compiuta una uretroscopia, esame che consente di individuare la posizione esatta del tumore.
Eppure, da tempo, il sistema sanitario ha codificato procedure, alcune molto semplici, per evitare simili errori. In Italia si contano circa 8 mila interventi l’anno. Bastrebbe un pennarello nero. Con il quale segnare, con una croce, il corpo del paziente prima di prendere in mano il bisturi. La procedura chirurgica nella parte del corpo sbagliata (lato, organo o parte) risulta essere al secondo posto tra i cosiddetti eventi sentinella. Quegli eventi che, con procedure corrette, possono essere evitati. Seguono l’errata procedura su paziente corretto, lo strumento o altro materiale lasciato all’interno del sito chirurgico.
Quattro denunce al giorno, in media 30 all’anno per struttura, Come si legge nel rapporto Medmal Claims Italia di Marsh una fotografia sugli errori sanitari nel nostro Paese: il numero dei sinistri è in lieve diminuzione, ma lievita il costo fino a raggiungere la media di 90mila euro per ogni caso. I dati si basano su un’analisi delle richieste di risarcimento danni avanzate fra il 2004 e il 2014, su un campione di 59 strutture sanitarie, per un totale di 15.600 sinistri.
LE DENUNCE
Al primo posto nella classifica degli errori figurano quelli chirurgici (31,64%), seguiti dai diagnostici (16%) e terapeutici (10%). Si confermano, inoltre, tempi molto lunghi per le denunce e sono ancora numerosi, secondo il rapporto, i casi in cui la denuncia arriva in prossimità dei termini di prescrizione.