la Repubblica, 23 settembre 2016
Cosa resterà di questo Zingarelli?
«Basta polemiche, contano i fatti», dice la ministra Lorenzin in evidente affanno di comunicazione, e pare dirlo senza considerare che la comunicazione è appunto un fatto, fatto proprio di parole, o di immagini (come nel caso che cruccia la ministra). Sarebbe forse bello poter stabilire una linea di confine tra realtà e parole, ma a rendere l’impresa impossibile c’è che anche le parole sono fatti (e questo è a sua volta un fatto). Ce ne rendiamo conto ogni anno il giorno in cui lo Zingarelli annuncia le parole che sono state ammesse nella revisione del vocabolario. Viviamo nell’epoca in cui, come dicono i linguisti accademici, vigono i «vocabolari millesimati». Come gli enologi vogliono conoscere l’annata di quella bottiglia di barolo, così il vocabolario incorpora nel titolo la sua data. L’ultimo è lo Zingarelli 2017 e, a differenza del precedente, ammette le corporature curvy o l’attività, antica ma prima non denominata, del bullizzare. L’impassibilità dell’ordine alfabetico fa leggere curvy fra il curvone e il cuscinaio (il noleggiatore di cuscini delle ferrovie di un tempo), con l’effetto di un tatuaggio tribale che spunti fra un merletto e una veletta. Ma se indubbiamente c’è un’esigenza di marketing nell’integrare neologismi di chissà quale consistenza e durata alle voci più assestate e tradizionali, è altrettanto vero che la realtà è fatta anche di parole, parolette e paroloni che possiamo giudicare di volta in volta utili o incresciose, necessarie o dannose, ma di cui sarebbe strano che proprio un vocabolario non si occupasse. «Quella cosa», di volta in volta, non è indipendente dal fatto che la chiamiamo stepchild adoption o piacionismo.
Ed è fresco il ricordo delle polemiche sulla parola femminicidio considerata da alcuni brutta (non si sa se pensino lo stesso di infanticidio) o inutile: posizione, quest’ultima, che non è più di ordine lessicale ma direttamente politico. È lecito sperare che il vaglio con cui lo Zingarelli accetta o meno queste nuove forme sia rigoroso. Ma una volta che l’hanno passato, queste parole-coriandolo finiscono per disegnare un’immagine del nostro tempo. Alcune poi si posano e se ne fa poltiglia con soddisfazione piena. Altre, però, restano.