Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  settembre 23 Venerdì calendario

L’Oktoberfest ai tempi del terrorismo

Monaco Heather e Caio sono venuti apposta da Washington, «abbiamo comprato i vestiti tradizionali su Amazon, sono arrivati in due giorni» sorride lui. Peccato che per la sua prima uscita all’Oktoberfest abbia indossato i pantaloni di cuoio al rovescio. «Ero emozionato, non ci ho fatto caso. Sono andato in giro per due ore così, vedevo la gente sghignazzare ma non capivo». Finalmente un signore garbato lo ha preso sottobraccio e gli ha sussurrato che l’apertura coi bottoni andava portata davanti e non dietro. «Guardi, io mi sono cambiato. Ma le devo confessare che stavo più comodo prima», ci racconta il giorno dopo, un po’ imbronciato. E no, non ha letto le raccomandazioni dell’ambasciata americana che ha avvertito i connazionali in visita alla festa popolare più famosa del mondo che la birra bavarese «è più alcolica di quanto non sembri» e che i boccaloni da un litro scarso – i “Mass” – sono considerati «un’arma letale» ed è meglio non lanciarli durante le risse per non rischiare il carcere.
Se hanno paura di attentati terroristici? Heather scuote la testa: «Per niente». Eppure, la loro storia è incredibile. L’anno scorso la coppietta di americani ventinovenni era a Parigi nel giorno degli attentati, stavano cenando a qualche centinaio di metri dal Bataclan quand’è cominciato l’inferno. Non si sono accorti di nulla finché i genitori e alcuni amici hanno cominciato a mandare messaggi a raffica per sapere se era tutto a posto. «Amiamo troppo l’Europa per non tornarci più. Caio ha anche origini tedesche. Del resto, i terroristi colpiscono ovunque, inutile nascondersi». Avevano sentito dell’attentato di luglio a Monaco, sapevano della settimana terribile della bomba di Ansbach, dell’accoltellamento sul treno per Wuerzburg. Sono partiti lo stesso.
Ma i due intrepidi washingtoniani sono un’eccezione. Nel primo fine settimana dell’Oktoberfest, le presenze sono crollate. Secondo muenchen.de il milione di visitatori attesi tradizionalmente nei primi due giorni si è dimezzato. Traudl, cameriera di uno dei tendoni principali, il Hofbraeu, ci indica i posti vuoti sulle panchine: «Mai visto una cosa così, alle sei di pomeriggio». È l’orario dell’uscita dagli uffici, di solito i tendoni più famosi sono costretti a chiudere già a quell’ora perché non si trova neanche più lo spazio per uno spillo. Oggi ci si può sedere quasi ovunque. Ma Traudl non dispera: «La seconda settimana, di solito, va meglio». È quando arrivano anche gli italiani. Anzi, il weekend tra prima e seconda settimana è famoso per essere «quello degli italiani». Tanto che l’Eataly di Monaco propone una combinazione scontata di birra e bruschetta, omaggio in loco alla festa tedesca più amata dal popolo d’oltralpe. Ma passeggiando tra una giostra, un tiro ai barattoli e un tendone, sembra che l’amore sia reciproco: gli annunci sparati dai grandi altoparlanti sono in tedesco e in italiano.
Ai tempi del terrorismo islamico, approdato quest’anno anche in Germania, per assicurare uno svolgimento tranquillo alla “Wiesn” – l’Oktoberfest secondo il dialetto indigeno -, il capo della polizia ha aggiunto un centinaio di agenti, ha fatto recintare l’intera zona e ha vietato gli zaini e le borse grandi. Ovviamente, per chi se ne fosse dimenticato, ci sono degli armadietti all’ingresso. Ma Monaco è in allarme dall’inizio dell’anno, da quando è stato sventato un attacco alla stazione centrale nella notte di Capodanno. Poi, quest’estate, la strage del grande magazzino. Per le due settimane dell’Oktoberfest, secondo il presidente dell’associazione degli albergatori del capoluogo bavarese, Martin Stürzer, le prenotazioni sono crollate tra il 10 e il 15 per cento.
Brigitte Hoffman indossa un “dirndl”, il costume tradizionale bavarese, rosso fuoco. Trascina il marito un po’ alticcio per il braccio tra un tendone e l’altro. Quando li fermiamo, Kurt ci squadra con un sorriso un po’ ebete. «Vengo qui sin da quando ero bambina, mai rinuncerei al Wiesn», dice Brigitte. Né la disturbano i controlli all’ingresso. «È per il nostro bene, no? Comunque la paura non si mangerà le nostre anime, se è quello che vogliono i terroristi». Brigitte cita il titolo di un film magnifico di un grande regista cresciuto a un paio di strade da qui, Rainer Werner Fassbinder. Però nella percezione di chi approfitta molto delle due settimane dell’Oktoberfest, la paura si è mangiata molti visitatori tedeschi.
«Sono molti, molti meno dell’anno scorso», si dispera Murat, tassista turco, che però ha deciso quest’anno di non portarci neanche la sua famiglia. «Mica per i terroristi. Tutta questa paura contro i musulmani, che assurdità. Io non ci vengo più perché dieci euro per una birra, francamente, sono troppi». Peggio l’inflazione delle paura delle bombe, insomma.